Tumore al seno – Diagnosi, prevenzione e nuove cure

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Tumore al seno. Diagnosi, prevenzione e nuove cure – La ricerca medica per la cura del tumore al seno sta facendo passi da gigante: interventi quasi day hospital, ricostruzione immediata, biofarmaci e dieta.
Entrare in un ambulatorio specializzato, fare una terapia con ultrasuoni (simile a quella per i calcoli renali) e uscire dopo qualche ora senza tumore al seno, frantumato e sbriciolato come fosse un sassolino, per ora si tratta di un’ ipotesi di ricerca che sta prendendo forma all’ Istituto Europero di Oncologia di Milano, dove alcune donne hanno provato questo nuovo trattamento prima di sottoporsi alla chirurgia tradizionale.
E’ ancora presto per dire se la nuova cura per il tumore al seno potrà diventare un’ alternativa al bisturi in futuro, ma la ricerca oncologica sta andando avanti.
I numeri degli ultimi anni lo confermano: nonostante il tumore al seno sia in crescita (in Italia oggi colpisce 37 mila donne all’ anno, in pratica una su 10), la mortalità è in netta diminuzione (intorno al 30%) così come la chirurgia radicale.
Se il tumore al seno è di una grandezza al di sotto del centimetro, l’ intervento resta infatti molto circoscritto e la sopravvivenza dopo 10 anni supera il 95% dei casi, lo conferma Alberto Luini, direttore della divisione di senologia dell’ Istituto Europeo di Oncologia di Milano.

TECNICHE DI CURA DEL TUMORE AL SENO
Molto importante è la diagnosi del tumore al seno nella fase iniziale della malattia: più presto si interviene, più aumentano le possibilità di guarigione salvando anche il seno.
Le tecniche di intervento per la cura del tumore al seno sono tante. Un esempio è la quadrantectomia ideata da Umberto Veronesi negli anni ’80: consiste nel togliere solo lo spicchio in cui si è formato il tumore riosparmiando seno e capezzolo.
Ma oggi, se possibile, si va anche oltre con una tecnica chiamata Roll: si asporta solo il nodulo e parte del tessuto intorno tramite isotopi radioattivi che indicano con precisione dov’ è localizzato il tumore.
In questi casi, dove è possibile applicare la tecnica Roll, l’ intervento è davvero limitato ma l’ efficacia è la stessa.
Inoltre, con la tecnica del Linfonodo Sentinella viene risparmiato anche lo svuotamento dell’ ascella che una volta era una routine.
In pratica viene tolto un solo linfonodo che viene analizzato nel corso dell’ intervento per capire se le cellule tumorali sono rimaste in zona oppure si stanno diffondendo, solo nel secondo caso si procede con gli altri linfonodi.
Un’ altra tecnica è la radioterapia intraoperatoria (Eliot): per prevenire la diffusione del tumore al seno, viene trattata subito la zona.

L’ ESTETICA DEL SENO
Per quanto riguarda inoltre l’ estetica del seno, l’ Istituto Europeo di Oncologia di Milano cerca di salvaguardare l’ estetica del seno in tutti i modi e, quando serve, si avvale anche del chirurgo plastico sia per rimodellare la parte operata e armonizzare l’ altra, sia per inserire subito una protesi se l’ intervento è più radicale.
La zona del capezzolo viene quasi sempre conservata sia per preservare l’ integrità del corpo femminile, sia per l’ efficacia della cura.
Un’ intervento al seno dura circa un’ ora tra quadrantectomia, radioterapia e attesa del responso del linfonodo sentinella (a patto che la sala operatoria sia organizzata per questo); dura un paio d’ ore se serve anche il chirurgo plastico. le dimissioni dalla clinica avvengono dopo 48 ore e, se tutto va bene, in 10 giorni la donna può riprendere il lavoro.

LE CURE POST-INTERVENTO
I progressi della ricerca medica per il tumore al seno riguardano anche le cure post-operatorie sempre più personalizzate.
Per prevenire le ricadute (rare ma possibili), oggi viene spesso proposta una chemioterapia adiuvante.
E’ inoltre possibile individuare la chemioterapia più efficace per ciascuna donna ed evitare cure inutili. La soluzione l’ ha trovata un gruppo di ricercatori dell’ Istituto Nazionale per la ricerca sul Cancro di Genova. I ricercatori hanno scoperto un legame diretto tra l’ espressione di un gene (l’ Her 2) e l’ efficacia delle antracicline (chemioterapici tra i più diffusi). Questi farmaci offrono un vantaggio solo alle persone che hanno quel gene (circa il 30%), mentre non garantiscono particolari benefici alle altre donne. I ricercatori hanno quindi trovato un modo per dare la cura a chi serve davvero risparmiando effetti collaterali a chi può usare altri farmaci meno tossici.
Oggi le alternative sono molte: per alcune donne positive all’ Her 2 funzionano molto bene anche gli anticorpi monoclonali (il cosiddetto vaccino); nei tumori dipendenti dagli ormoni ci sono poi diversi nuovi anti-estrogeni o anti-progestestinici capaci di bloccare le ricadute.
E altri farmaci biologici sono in fase di studio, ma è l’ oncologo la figura chiave per scegliere la cura giusta per ogni donna in base alle diverse caratteristiche del tumore.

PREVENZIONE DEL TUMORE AL SENO E DIETA
Per tutte le donne il consiglio è migliorare la dieta: ridurre zuccheri semplici, grassi e prodotti di origine animale, e aumentare cereali non raffinati, legumi e verdure aiuta a tenere sotto controllo insulina, ormoni androgeni e altri fattori favorevoli al tumore al seno.
Lo hanno dimostrato il Dipartimento di Medicina Preventiva dell’ Istituto Tumori di Milano, diretto da Franco Berrino dopo anni di test culinari su donne volontarie già operate.
Il regime dietetico, ribattezzato Diana, è risultato efficace nel proteggere il seno dalle ricadute.
Ma la nuova sfida del Dott. Berrino è quella di provare che la dieta funziona anche nella prevenzione primaria del tumore al seno.

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