Papilloma Virus: il Vaccino per le adolescenti

di Redazione Commenta

E’ partita in Italia la vaccinazione contro l’Human Papilloma Virus, causa del cancro del collo dell’utero. Mentre Basilicata e Valle d’Aosta hanno già dato il via alla vaccinazione utilizzando fondi propri, nelle altre Regioni si attendono i finanziamenti del Ministero della Salute.
Diversamente da altri tipi di tumore, per il cancro del collo dell’utero la causa non è una predisposizione genetica individuale. La causa necessaria è, infatti, un virus chiamato papillomavirus umano. Oggi è disponibile un vaccino in grado di proteggere da alcuni tipi di papilloma e quindi dal cancro del collo dell’utero.

Espedito Moliterni, capo del Dipartimento di prevenzione dell’AslMT4 di Matera, commenta: “Rispetto alle indicazioni del ministero, che ha deciso di offrire gratuitamente la vaccinazione soltanto alle dodicenni, noi abbiamo pensato di coinvolgere nel progetto di prevenzione anche le adolescenti di 14 e 17 anni e le giovani di 25. Per la chiamata inviamo una lettera accompagnata da un opuscolo informativo.
Ai genitori spetta il compito di informare le figlie più piccole, con l’aiuto dei medici di famiglia. Per le diciassettenni abbiamo pensato anche a programmi di educazione sanitaria nelle scuole
“.

La Basilicata si allinea, dunque, con molti altri Paesi europei che hanno deciso di offrire gratuitamente o di rimborsare la vaccinazione per diverse classi d’età. Il resto dell’Italia vaccinerà le 280.000 (circa) adolescenti che compiranno 12 anni nel corso dell’anno.
Donato Greco del Ministero della Salute commenta: “A quell’età il 99,5 per cento delle adolescenti non ha ancora cominciato un’attività sessuale e l’effetto del vaccino è massimo“.
Il ministero ha stanziato, nel 2007, 40 milioni di euro distribuiti alle Regioni. A questi se ne aggiungono altri 30 previsti dall’ultima Finanziaria per il 2008. Vaccinando soltanto una classe d’età (le dodicenni), si dovranno, però, aspettare 30 o 40 anni per proteggere tutta la popolazione dal cancro; dove invece si vaccinano quattro classi di età, bastano 6 o 7 anni per ottenere una protezione efficace.
Gaetano Fara, igienista di Roma, spiega: “Una volta partiti potremmo prendere in considerazione un’estensione della vaccinazione. Il primo vaccino registrato in Italia nel marzo 2007, già approvato in 85 Paesi del mondo, è un vaccino tetravalente. Contiene cioè quattro ceppi di papilloma, il 16 e il 18 che sono i responsabili del 70 per cento di tutti i tumori del collo dell’utero, contro i quali ha un’efficacia del 100 per cento, e i ceppi 6 e 11 che invece provocano condilomi“.

Da poco è in commercio un altro vaccino bivalente che contiene soltanto i tipi 16 e 18: non protegge quindi dai condilomi genitali. E c’è qualcuno che già ipotizza una guerra tra aziende per conquistare il mercato italiano e sospetta che la partenza in ritardo del programma di vaccinazione sia proprio legato a questa.
Altri Paesi però hanno scelto: l’Australia, per esempio, rimborsa soltanto il vaccino tetravalente perché più utile.
QUANTO DURA LA PROTEZIONE DEL VACCINO
Antonio Perino, ginecologo di Palermo, spiega: “I dati che abbiamo, dal momento che si tratta di un vaccino giovane parlano di 5-6 anni, ma è probabile che la protezione duri di più. Eventualmente si potrà pensare a un richiamo“.
Il vaccino, comunque, non deve far dimenticare il Pap test. Una certa percentuale di tumori al collo dell’utero è, infatti, provocata da papilloma virus non presenti nel vaccino, che andranno quindi intercettati con l’esame di screening.

Intanto qualcuno si chiede, e non solo in Italia, se il vaccino non possa in qualche modo favorire la promiscuità sessuale.
Uno studio apparso su “Medicina e morale”, la rivista pubblicata dal Centro di Bioetica della Cattolica di Roma sostiene che la vaccinazione non andrebbe valutata solo da un punto di vista clinico, ma anche tenendo conto del “bene globale della persona “. E dice che il vaccino rischia di comportare “ulteriori cadute di valori, il rafforzamento di una comune accettazione da parte dell’opinione pubblica dei comportamenti sessuali promiscui”.
Non è d’accordo Giorgio Lambertenghi, presidente dell’Associazione dei medici cattolici di Milano che replica: “I valori morali non sono compromessi dalla vaccinazione. C’è un bene della persona che non deve essere sottovalutato. Anche la penicillina ha sconfitto la sifilide, ma non per questo ha favorito i rapporti sessuali“.
Aggiunge Olga De Giorgi, ginecologa alla Mangiagalli di Milano e membro del consiglio dei medici cattolici di Milano: “Due ricerche sottolineano come il vaccino non abbia conseguenze sull’aumento della promiscuità. Solo il 10 per cento degli adolescenti maschi e il 7 per cento delle femmine sono trattenuti dal fare sesso per paura di contrarre malattie. Tutti gli altri lo fanno a prescindere da qualsiasi protezione da vaccino“.

Fonti:
Ministero della salute

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