Milano: energia pulita per riscaldare la città

di Redazione 2

Dal 2009 il teleriscaldamento si estenderà al quartiere di San Siro, uno dei più popolosi della città di Milano. Il progetto, sostenuto dal Comune, da A2A (nata dalla fusione fra Aem Milano e la bresciana Asm) e da Aler (l’Azienda lombarda di Edilizia residenziale), consentirà la riduzione delle emissioni di anidride carbonica di circa 250 mila tonnellate l’anno nell’aria e notevoli benefici economici per i residenti della zona. Dopo aver già raggiunto e fornito calore pulito al quartiere Gallaratese, al nuovo Polo Fieristico e alle zone limitrofe, l’energia pulita riscalderà un’altra zona della città di Milano. Gli alloggi popolari dei seimila abitanti del quartiere di San Siro verranno riscaldati con il calore prodotto dal termovalorizzatore Amsa di Figino, Silla 2. Uno degli obiettivi primari è la diminuizione dell’inquinamento per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Il progetto, infatti, prevede l’estensione della rete di teleriscaldamento sul territorio milanese. Queste nuove tecnologie utilizzano fonti di calore già esistenti, prodotte dai termovalorizzatori che altrimenti andrebbero disperse nell’aria. Con questi interventi il Comune di Milano punta all’utilizzo di fonti di riscaldamento pulite che consentiranno una significativa riduzione di PM10 e di anidride carbonica contribuendo così a ridurre del 4% le emissione di gas serra. I vantaggi per gli abitanti di San Siro: “Le agevolazioni per i residenti, che sono in gran parte anziani, saranno innanzitutto di tipo economico, poiché allacciandosi al teleriscaldamento si potranno ridurre le spese annue per la bolletta da mille a quattrocento euro, a seconda che si tratti di passaggio da gasolio o da metano, e del 10 per cento sul riscaldamento dell’acqua. Inoltre l’impianto avrà un servizio di intervento 24 ore su 24 e saranno eliminate le spese di manutenzione. I vantaggi saranno anche per l’ambiente perché utilizzando energia già disponibile, con queste nuove tecnologie terremo la città pulita e contribuiremo a ridurre le emissioni di CO2 nell’aria”. Lo ha annunciato il Sindaco Letizia Moratti durante la presentazione del nuovo progetto di teleriscaldamento a Palazzo Marino.

Termovalorizzatore e teleriscaldamento per produre energia pulita
Gli inceneritori sono impianti principalmente utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti mediante un processo di combustione ad alta temperatura (incenerimento). Negli impianti più moderni, il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti viene recuperato e utilizzato per produrre vapore, poi utilizzato per la produzione di energia elettrica o come vettore di calore (ad esempio per il teleriscaldamento). Questi impianti con tecnologie per il recupero vengono indicati col nome di inceneritori con recupero energetico, o più comunemente termovalorizzatori. Altro esempio di teleriscaldamento è la città di Brescia, dove un singolo termovalorizzatore ricava dalla distruzione dei rifiuti il calore per riscaldare l’intero Comune. Le utenze domestiche possono scegliere fra la precedente rete a metano oppure il teleriscaldamento. La tecnologia del teleriscaldamento è molto diffusa nel Nord Europa, ma da alcuni anni si sta diffondendo anche in Italia. La prima città italiana a dotarsi di un sistema di teleriscaldamento, all’inizio degli anni ’70, è stata Brescia, seguita negli anni ’80 da Torino che oggi possiede la rete di teleriscaldamento più estesa d’Italia; buone reti di teleriscaldamento esistono anche a Reggio Emilia, Verona, Milano, Forlì, Mantova, Imola, Bologna, Ferrara e Lodi. La tecnologia è adoperata spesso per riscaldare molti edifici pubblici, ad esempio certe case popolari dell’Aler a Milano e altrove.

Fonte: Comunicato Stampa Comune di Milano

Commenti (2)

  1. non capisco, è un articolo d’informazione o di propaganda per la costruzione di nuovi termovalorizzatori? Non c’è una menzione, dico una, alle motivazioni che spingono innumerevoli persone a dirsi contrarie alla costruzione di nuovi inceneritori…ne vorrei riassumere brevemente alcune:

    *Le temperature (900gradi circa) a cui bruciano i rifiuti nei “termovalorizzatori” sono causa di diossina (se troppo basse) e di nanopolveri (se alte)
    *il teleriscaldamento a Brescia esisteva già, ecco perchè è forse l’unico esempio di sistema integrato funzionale, da questo punto di vista
    *il riciclaggio è disincentivato dalla costruzione di impianti per la produzione di energia da fonti assimilate (vedi il caso Torino)
    *gli inceneritori non fanno risparmiare, il valore aggiunto derivato dalla vendita a prezzo maggiorato dell’energia ivi prodotta è dato dai fondi Cip6….in altre parole l’avete già pagata con le vostre tasse…altro che risparmio
    *si potrebbe andare avani un bel po’, perchè non menzionareuna sola di queste critiche…non ci si crede.

  2. In un comunicato stampa (vedi fonte articolo: Comunicato Stampa Comune di Milano) riportato in toto non tutto si dice…ma un blog serve a questo: a dire anche il non detto! …magari il comune di Milano ci legge… Quindi giusta osservazione sui pericoli del termovalorizzatore!

    Per quanto riguarda tossine e sviluppo di nanopolveri, Stefano Montanari, direttore Scientifico del laboratorio Nanodiagnostics di Modena, ribadiva già nel 2006 che “se noi bruciamo l’immondizia, altro non facciamo se non trasformarla in particelle tanto piccole da farle scomparire alla vista e la trasformazione produce particelle ancora più minute e, dunque, più tossiche”. Secondo Montanari le polveri più pericolose, oltre alle già note diossine, sono quelle più sottili che sfuggono ai criteri di valutazione stabiliti dalla legge vigente. Il termovalorizzatore produce pochissimo pm 10, le uniche particelle prese in considerazione dalla normativa. Ragion per cui, a norma di legge l’aria è pulita. Ma gli effetti di queste polveri generano le cosiddette nanopatologie, causa di malformazioni fetali, tumori infantili, malattie allergiche, infiammatorie e neurologiche. Si tratta di particelle inorganiche, non biodegradabili, non biocompatibili e proprio per questo ineliminabili dal nostro organismo. “Affermare, poi, che incenerire i rifiuti significa non ricorrere più alle discariche” continua Montanari “è un ulteriore falso, dato che le ceneri vanno smaltite per legge – decreto Ronchi – in discariche per rifiuti tossici speciali di tipo B1”.

    Inoltre c’è un altro falso mito da sfatare riguardo la convenienza economica degli inceneritori dal punto di vista della produzione energetica. Infatti i termovaloriazzatori beneficiano del contributo Cip 6 destinato alle fonti energetiche rinnovabili e che paghiamo nella bolletta elettrica: senza il Cip 6 la produzione di energia da rifiuti non sarebbe affatto conveniente. Infatti secondo uno studio del 2005 condotto dall’Università Bocconi il costo di 1 MWh prodotto da un impianto idroelettrico medio è di 66 euro, da un impianto eolico 63 euro, da biomasse 121 e da solare fotovoltaico 280. L’incenerimento di rifiuti solidi urbani con recupero energetico – tenendo fuori il costo di gestione e trattamento dei rifiuti prima che arrivino all’inceneritore – è invece di 228 euro MWh. Una cifra che toglie fondi alle rinnovabili le quali con il contributo del Cip 6 diventerebbero realamente convenienti e senza conseguenze per la nostra salute.

    Sul sito, nella categoria “Rifiuti e riciclaggio” sono presenti anche altri articoli sul termovalorizzatore e sistemi proposti dal CNR di Milano.

    Il testo completo di Stefano Montanari è invece presente a questo linK: http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=1763

    Manuela

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