Esiste un legame tra glutammato (l’ additivo E621) e sovrappeso. Già nel 1969 lo scienziato Dr John Olney scoprì che giovani topi nutriti con glutammato monosodico (MSG) diventavano rapidamenti grassi. Successivi studi hanno dimostrato la stessa cosa anche con molte altre specie di animali; attualmente gli effetti del glutammato sono così noti e accettati che vengono abitualmente sfruttati negli studi sperimentali che impiegano animali resi obesi. Perché il glutammato fa ingrassare? Per provocare un rapido sovrappeso in un animale basta creare danni puntiformi nell’ ipotalamo: il glutammato è in grado di fare la stessa cosa. Gli esseri umani sono 5 volte più sensibili alla tossicità del glutammato e i bambini sono 4 volte più sensibili degli adulti. Secondo alcuni esperti, è la precoce esposizione al glutammato, presente quasi ovunque nei moderni cibi industriali, una della cause dell’ aumento di obesità tra le nuove generazioni. Molecole come il glutammato monosodico sono in grado di favorire non solo l’ obesità, ma anche la sindrome metabolica che rapidamente si sta diffondendo tra la popolazione e che è associata al diabete, all’ ipertensione e ad un maggiore rischio cardiovascolare. Il glutammato monosodico è il sale dell’ acido glutammico, naturalmente presente negli alimenti. Una volta veniva estratto da un’ alga, ma adesso è prodotto industrialmente partendo da colture di lievito fatte fermentare su melassa di barbabietola. A temperatura ambiente, si presenta come una polvere bianca cristallina. Il glutammato fa parte di molecole definite esotossine, che possono creare seri problemi nei soggetti sensibili (allergie, intolleranze, disturbi e malesseri vari). C’è chi giura sulla sua innocuità, mentre altri lo considerano un additivo quanto meno sospetto.
Il glutammato si trova praticamente ovunque nei prodotti dell’ industria alimentare, spesso in compagnia di altri additivi dall’ effetto simile. E’ un esaltatore di sapidità ed è identificato con la sigla E621. Lo troviamo, ad esempio, negli insaccati, nelle salse, nelle conserve vegetali, negli snack, ma soprattutto nei dadi da cucina e nei preparati da brodo. I cibi freschi, non manipolati, adulterati e processati dall’ industria non contengono glutammato. Al di là della sua sospetta pericolosità, il glutammato rappresenta un inganno. Conferisce sapore a cibi che pesantemente manipolati (pastorizzati, omogeneizzati, raffinati, idrogenati, ecc.) non sanno più di nulla. Anche nei ristoranti, soprattutto quelli cinesi, si fa largo uso di glutammato.
Fonte: Dott. Perugini Billi (www.dottorperuginibilli.it)
Sovrappeso e additivo E621: il glutammato e l’ obesità
di 27 Maggio 2008Commenta