Respirazione Yoga – Le quattro fasi del Benessere
La parola sanscrita sukha indica qualcosa di attinente al piacere alla gioia o alla felicità. La traduzione corretta di Sukha pranayama potrebbe essere: controllo (ayama) del soffio vitale (prana) in modo piacevole o anche facile (sukha), mentre correntemente sono utilizzati i termini respirazione piacevole o facile.
Gli esercizi di respirazione yoga devono essere eseguiti senza sforzo eccessivo e con dolcezza. Per praticare il pranayama durante le sedute di yoga, in generale, si sceglie una posizione di meditazione come il loto (padma-asana) o la postura del perfetto yogin (siddha-asana) in caso di difficoltà, tuttavia, piuttosto che non praticare, si può stare seduti normalmente, anche su una sedia.
Importante però è avere colonna vertebrale, collo e testa ben allineati in verticale e una volta ottenuta la migliore posizione possibile è bene rimanere immobili fino al termine della pratica.
Un atto respiratorio completo consta di tre fasi: inspirazione (puraka), ritenzione (kumbhaka) ed espirazione (recaka).
Il sukha-pranayama prevede quattro precise fasi della stessa durata (esempio nove respirazioni per ogni tipo) ciascuna in grado di sviluppare una qualità:
nella prima fase si tende a sviluppare solo l’ inspirazione e l’ espirazione bilanciandoli tra loro ed è questa la fase comunemente chiamata sukha che sviluppa armonia ed equilibrio.
Nella seconda, la fase loma, si inspira, si trattiene a polmoni pieni e si espira. La parola sanscrita loma può significare positivo, assimilante, convesso, riscaldante. Tale fase, proprio per la ritenzione a polmoni pieni, tende infatti a far immagazzinare energia.
La terza fase viloma prevede il seguente svolgimento: inspirazione, espirazione e trattengo a polmoni vuoti. Viloma sta per negativo, ossidante, concavo, rinfrescante. Infatti, questa respirazione è calmante.
Nell’ ultima fase catur (catur è il numero quattro in sanscrito) si sviluppa la respirazione quadrata dove tutte e quattro le fasi convergono: inspiro, trattengo a polmoni pieni, espiro, trattengo a polmoni vuoti. Qui si sviluppa l’ autocontrollo.
Ognuna di queste quattro fasi, in caso di necessità può essere usata separatamente per sviluppare le rispettive qualità. In questo caso il numero delle respirazioni da effettuare potrebbe essere deciso in seguito all’ obiettivo da raggiungere. Meglio, tuttavia, per non incorrere in spiacevoli sbilanciamenti, farsi consigliare da un maestro esperto.
Sarebbe inoltre consigliabile, al termine delle pratiche, rilassarsi per qualche minuto sul pavimento in totale stato d’ abbandono, favorendo la ripresa della respirazione spontanea e naturale.
(Dr. Amadio Bianchi Docente di Yoga, filosofia indù e massaggio ayurvedico
Presidente dell’associazione culturale C.Y.Surya)