I rischi per la salute del cattivo uso delle pentole antiaderenti e i consigli del Cnr per usarle al meglio
Le pentole antiaderenti sono l’ ideale per una cucina veloce e povera di grassi, ma se usate male possono minacciare la salute.
A ricordare i rischi di un cattivo utilizzo delle pentole e delle padelle antiaderenti – finite nel mirino dell’ Agenzia per la protezione ambientale Usa, che ha deciso di eliminarle entro il 2015 – sono i ricercatori dell’ Istituto di chimica e tecnologia dei polimeri (Ictp) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Napoli.
In realtà solo il fondo della padella antiaderente, realizzata con acciaio, ghisa o alluminio, è rivestito con uno strato di politetrafluoroetilene (Ptfe), meglio conosciuto come teflon che ha la proprietà di non reagire con altre sostanze, sia quelle impiegate per cucinare sia quelle presenti nel nostro apparato digerente.
Questa caratteristica è però garantita a temperature comprese tra -200 e +260 gradi centigradi, oltre le quali, se il tegame vuoto resta sul fornello per parecchio tempo, può accadere che il teflon rilasci il Pfoa: l’ acido perfluorottanico, componente di riconosciuta tossicità.
Per i ricercatori, dunque, è importante non surriscaldare le padelle antiaderenti.
E per la cottura rapida di carne o pesce è preferibile utilizzare pentole in materiali maggiormente resistenti al calore come l’ acciaio inox, l’ alluminio o la ghisa. E’ importante ricordare, inoltre, che le padelle antiaderenti vanno conservate con cura e pulite con delicatezza. Le qualità di un tegame di questo tipo tendono ad esaurirsi con il tempo, specie se per cuocere si impiegano utensili metallici che possono graffiare il fondo e quindi vanificare l’ effetto antiaderente.
Secondo i ricercatori, infine, è opportuno evitare, salvo che non si usino pentole in acciaio, la pulizia con pagliette metalliche o altre sostanze abrasive, come del resto consigliano anche le case produttrici di queste stoviglie.
E’ sufficiente quindi lavare la padella antiaderente con acqua e sapone e asciugarla con carta da cucina, oppure riempirla quando è ancora calda con acqua fredda.
Le padelle in rame stagnato sono invece indicate per cotture a bassa temperatura ma, anche qui, facendo attenzione all’ usura della stagnatura: lo stagno inizia a liquefarsi a temperature intorno ai 250 gradi centigradi e l’ esposizione del rame è tossica. Anche in questo caso bisogna dunque fare attenzione a non lasciare il tegame vuoto sul fuoco con una fiamma alta per troppo tempo.