Curarsi a casa, con i propri cari al fianco, senza dover sottostare a orari di visita da ospedale. Quasi nove italiani su dieci – l’ 87% dei connazionali per la precisione – preferirebbero essere curati fra le proprie mura domestiche piuttosto che in ospedale. Il 94% crede che si tratti di un diritto che deve essere tutelato dal Servizio sanitario nazionale. E chi diffida dal ricevere cure domiciliari, ovvero il 13% degli italiani, lo fa perché ha avuto esperienze negative in passato. I dati emergono da un’ indagine condotta dalla Fondazione Istud su 700 connazionali di tutte le età e da un estremo all’ altro del Paese, presentata a Roma nel corso dell’ incontro ‘Knocking on patient’s door’.
UNA REALTA’ LONTANA
Nella fotografia scattata dall’ indagine non mancano le zone d’ombra: benché gli italiani preferiscano le cure domiciliari, infatti, il 65% ignora le organizzazioni che sul territorio si occupano di fornire tali servizi, gratuiti o a pagamento. Un dato che non sorprende alla luce del fatto che l’Italia, a dispetto dei desideri dei suoi abitanti, su questo fronte sembra arrancare letteralmente.
“Quella delle cure domiciliari – conferma Maria Giulia Marini, responsabile dell’ area sanità della Fondazione Istud – è una terra di frontiera, un territorio dai contorni incerti e indefiniti, tutta da conquistare“. Soprattutto alla luce del Paese che verrà.
MALATTIE CRONICHE
“Già oggi – fa notare Marini – il 39% della popolazione ha una malattia cronica. Ma questi numeri sono destinati a salire: nel 2020 un italiano su quattro avrà più di 65 anni“. Regione che vai, inoltre, realtà che trovi. Benché manchino dati sulla diffusione dei servizi domiciliari, “l’ Italia – conferma l’ esponente della Fondazione Istud – su questo fronte potrebbe essere suddivisa in fasce“, con il Nord che avanza, il Centro che arranca e il Sud fanalino di coda. E spesso, dove l’ assistenza domiciliare è una realtà, “grava per lo più sulle tasche delle famiglie, con una spesa stimata di 1.760 euro al mese tra farmaci, protesi, badante e altri costi“, sottolinea Marini.
I COSTI DI UN MALATO IN CASA
Lo scorporo del ministero della Salute da quello del Welfare, “da questo punto di vista – secondo Marini – rappresenterà un’ opportunità perduta“. A tutto svantaggio delle famiglie con malati a carico, “che non ottengono soldi per farmaci e presidi, nè tantomeno per le modifiche che spesso vengono apportate all’appartamento e sono chiamate inoltre a fare i conti con un calo della produttività, perché il più delle volte chi assiste un malato – nel 70-80% dei casi una donna – deve rinunciare al lavoro. Per questo è fondamentale attivare una buona collaborazione con i servizi sociali, spesso troppo scollati da quelli sanitari“, sottolinea Marini.
ASSISTENZA DOMICILIARE 24H SU 24
Sull’ esempio di Francia, Inghilterra, Canada, Svizzera “e tantissimi altri Paesi – fa notare Marini – l’ Italia dovrebbe correre ai ripari, dotandosi di servizi h24 che garantiscano assistenza domiciliare 24 ore su 24 e 7 giorni alla settimana. Prevedere, inoltre, dei voucher che supportino le famiglie da un punto di vista economico. Oggi, infatti – conclude con una nota polemica – i costi dell’ assistenza domiciliare finiscono per gravare quasi esclusivamente su chi ha un malato in casa“.