Sarebbero almeno 29 i decessi registrati tra le donne in seguito all’ utilizzo della pillola abortiva RU486 secondo dati forniti dall’ azienda produttrice Exelgyn al ministero della Salute e quindi all’ Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Tale dato “non risulta però nei verbali del comitato tecnico scientifico dell’ Aifa né dell’ Autorità europea per i farmaci Emea“. Lo ha confermato il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, durante la presentazione della relazione al Parlamento sull’ attuazione della legge 194 per l’interruzione volontaria di gravidanza. Il dato relativo ai decessi collegati all’ utilizzo della pillola RU486 in vari Paesi era circolato nelle scorse settimane pur essendo stato secretato dall’azienda per motivi di privacy.
DOMANI LA DECISIONE SULLA COMMERCIALIZZAZIONE IN ITALIA
Domani il Cda dell’ Agenzia italiana del farmaco (Aifa) valuterà l’ immissione in commercio in Italia della pillola abortiva RU486, ma il via libera non è scontato: “La valutazione dell’ Aifa non è solo un passaggio burocratico“. Lo ha affermato il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, durante l’ illustrazione della relazione al Parlamento sull’ attuazione della legge 194 sulle interruzioni volontarie di gravidanza.
“Domani – ha detto Roccella – il Cda dell’Aifa avrà valutazioni da fare e non si tratta di un passaggio burocratico, anche se il via libera da parte del Comitato tecnico-scientifico dell’ Aifa risulta già essere un atto fondamentale“. Riferendosi quindi all’ utilizzo della pillola RU486 nell’ambito di protocolli regionali da parte di alcuni istituti sanitari, Roccella ha reso noto il dato riportato nella relazione al Parlamento ed in base al quale nel 2007 “alcuni istituti hanno utilizzato tale approccio farmacologico per l’ interruzione della gravidanza per un totale di 1.010 casi, pari allo 0,8% di tutte le interruzioni di gravidanza”.
I RISCHI DELL’ INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA CON RU486
Attualmente, ha spiegato Roccella, dato che l’ iter di autorizzazione all’ immissione in commercio in Italia non risulta ancora concluso, per questa procedura abortiva non esistono rilevazioni sistematiche. I dati forniti da alcune Regioni, ha aggiunto, “indicano però una prassi di ricovero in day hospital, con una discrepanza rispetto all’uso consigliato per questo farmaco da due diversi pareri del Consiglio superiore di sanità, secondo i quali l’aborto con la RU486 deve essere completato all’interno della struttura ospedaliera“.
LA DIMINUZIONE DEGLI ABORTI
Diminuisce il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza (ivg) in Italia: nel 2008 sono state effettuate infatti 121.406 ivg (di cui circa 80 mila tra donne italiane), con un decremento del 4,1% rispetto al dato definitivo del 2007 (126.562 casi), un decremento del 48,3% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’ ivg (234.801 casi).
PIU’ MEDICI OBIETTORI
Aumenta anche l’ obiezione di coscienza tra i medici italiani rispetto agli interventi di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg): i ginecologi obiettori sono infatti passati dal 58% registrato nel 2005 al 70% del 2007. Il dato emerge dalla relazione annuale al Parlamento sulla attuazione della legge 194 per l’ interruzione volontaria di gravidanza, illustrata oggi dal sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella. “Nonostante si registri un aumento dell’ obiezione di coscienza, dovuto anche all’aggiornamento di dati in vari casi obsoleti – ha detto Roccella – questo non sembra incidere sull’ efficacia della legge: i tempi di attesa si sono infatti ridotti ed il 58% delle donne che abortisce lo fa entro 14 giorni dal rilascio del certificato e questo vuol dire che il servizio viene garantito nelle strutture pubbliche“.