Ecoendoscopia, una nuova tecnica di diagnosi per i tumori all’ apparato digerente

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Si chiama ecoendoscopia ed è la nuova speranza per i pazienti affetti da tumore all’ apparato digerente: si tratta della combinazione fra ecografia ed endoscopia, che permette infatti di stabilire con esattezza il livello di stadiazione della neoplasia che, se in fase iniziale, viene immediatamente asportata per via endoscopica, risparmiando così al malato sia un più impegnativo intervento chirurgico, con conseguente asportazione totale, sia il successivo trattamento chemioterapico.

FORLI’ ALL’ AVANGUARDIA SULLA NUOVA TECNICA
Da sei mesi, l’ Unità Operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell’ Ausl di Forlì, diretta dal prof. Enrico Ricci, si è aggiunta ai pochi centri in Italia che praticano tale metodica. Forlì è oggi dunque in grado di curare ogni tipo di lesione gastrica, da quella più precoce a quella più avanzata e dunque inoperabile.

VEDERE ATTRAVERSO LA NEOPLASIA
Rispetto alla tradizionale endoscopia, che consentiva di guardare solo “dentro” il tumore, l’innovativa metodica permette di vedere anche “attraverso” la neoplasia, visualizzando la parete dell’ intestino. “In questo modo – spiega il prof. Enrico Ricci, direttore dell’ Unità di Gastroenterologia – riusciamo a capire quanto il tumore si estende nelle pareti delle viscere. Se la lesione, dopo tale studio, risulta in fase precoce e a livello superficiale, interveniamo per via endoscopica“.

LA CHIRURGIA MINI-INVASIVA
Tale procedura è paragonabile a una micro-chirurgia o chirurgia mini-invasiva. “In endoscopia, viene incisa col bisturi la superficie dell’organo, dopo aver creato, con una soluzione fisiologica, un cuscinetto sotto il tumore, in modo tale da staccarlo dalla parete muscolare – spiega ancora il direttore – la neoplasia viene così asportata in un blocco unico, risparmiando l’ organo e senza che ci sia bisogno in seguito di sottoporsi a chemioterapia“.

Un passo avanti notevole se si pensa che, in precedenza, questi pazienti venivano trattati con la chirurgia tradizionale e sottoposti ad asportazione totale del tessuto. “La nostra casistica è già buona – commenta il prof. Ricci – in questi 6 mesi, abbiamo rimosso con tale sistema 15 neoplasie in stadio iniziale a esofago, colon, stomaco“.

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