L’ alimentazione deve essere ricca anche di due minerali, il magnesio e il calcio, necessari entrambi per la trasmissione degli impulsi nervosi e per la contrazione dei muscoli.
Il magnesio è presente in buona quantità nelle mandorle, nel mais, nelle noci e nelle sardine, mentre il calcio è abbondante nel latte, nello yogurt e nel formaggio. In definitiva, una prima colazione a base di yogurt, con muesli di cereali integrali e frutta secca, è la miglior medicina per affrontare la giornata con la giusta carica.
Anche un bel caffè, a metà mattina e dopo il pranzo, aiuta a ritrovare sprint e buonumore. Attenzione però a non esagerare: bere più di 4-5 espressi al giorno o superare le due tazze di caffè lungo all’ americana può anche dare l’ effetto contrario di indurre insonnia e, alla fine, ulteriore stanchezza. Per il break pomeridiano si può ricorrere al tè, meglio ancora se è quello verde, nel quale la caffeina è legata a particolari sostanze (tannini) che ne rallentano l’ assorbimento, evitando sbalzi di umore e garantendo una prolungata azione antifatica.
Via la malinconia con i messaggeri del buonumore
A proposito di sbalzi d’ umore, sono un altro dei problemi tipici del cambio di stagione, accompagnati da mancanza di entusiasmo, ansia e tristezza immotivata. E’ il caso allora di puntare su quei neurotrasmettitori (le sostanze che indirizzano i messaggi da una cellula all’ altra del tessuto nervoso e da una parte all’ altra del cervello) che la scienza indica come responsabili delle emozioni e dei nostri stati di animo: la serotonina, la noradrenalina e la dopamina.
La loro presenza nell’ organismo porta serenità e buonumore, ma per poterle fabbricare l’ organismo ha bisogno di introdurre con il cibo particolari sostanze: il triptofano e la tirosina. Arachidi, mandorle, tuorlo d’ uovo, pollo, tacchino, bresaola, fegato, pesce azzurro e formaggi in genere, sono tutti buone fonti di triptofano, mentre la tirosina, si trova nei legume secchi, nei semi oleosi, nel germe di frumento, nei formaggi, nelle carni suine e nei peschi più grassi (come le sarde).