I principali tipi di tumore della pelle sono tre: il carconoma basocellulare, quello spinocellulare e il melanoma. Dalle cellule epiteliali hanno origine i carcinomi basocellulari e quelli spinocellulari, mentre dai melanociti si sviluppano il melanoma. La prognosi dei due tipi di tumore è molto diversa, i primi crescono molto lentamente, e di rado danno luogo a metastasi, molto raramente sono mortali.
Il melanoma, invece, è la forma più grave dei tumori della pelle, ed è particolarmente pericoloso perché rispetto ad altri tumori cutanei può dar luogo con maggiore frequenza a metastasi.
Lo sviluppo del melanoma è molto complesso, i fattori di rischio si conoscono solo parzialmente, alcuni sono strattemente legati alla persona: nel 10% dei casi si tratta di una predisposizione familiare; la presenza di lentiggini o di nei, soprattutto se sono grossi, dai bordi irregolari, di forma e colore variabile o in gran quantità (più di 50); occhi, capelli e pelle chiara, queste persone generalmente durante esposizioni solari intense si scottano con facilità, ma non si abbronzano. Il legame tra l’ esposizione ai raggi solari e l’ insorgenza del tumore della pelle è meno forte rispetto agli altri tumori.
Un’ arma in più contro il melanoma, un tumore che colpisce la pelle, potrebbe essere rappresentata dalla bioterapia. Si tratta di una cura che agisce potenziando il sistema di difesa naturale dell’ organismo del malato.
Lo studio sul melanoma, presentato in questi giorni a Milano, sarà condotto dal Network italiano per la bioterapia dei tumori (Nibit) e valuterà l’ azione combinata dell’ antiocorpo monoclonale) molecola biologica che scova le cellule tumorali) “ipilimumab” e di un farmaco chemioterapico standard, la “fotemustina”.
Sinora l’ efficacia dell’ “ipilimumab” in monoterapia (cura con un unico farmaco) ha dato esiti positivi sul tumore al polmone e alla prostata.
L’ obiettivo della bioterapia è favorire una forte reazione di difesa contro il melanoma, senza distruggere direttamente le cellule malate.