Qualsiasi intervento chirurgico fa sempre paura, anche il più semplice, a maggior ragione se si deve affrontare un intervento al cuore. Da sempre, fra tutte le branche della chirurgia, la cardiotoracica è caratterizzata da procedure complesse e cruente, soggette a complicanze imprevedibili. Oggi un nuovo approccio sta rivoluzionando il lavoro dei chirurghi e la vita di tanti pazienti operati al cuore: le metodologie mini invasive, approdate in Italia ormai vent’anni fa, si stanno affermando anche nel delicato campo della cardiochirurgia.
Massimo Lemma, direttore dell’Unità di Cardiochirurgia mini invasiva dell’Ospedale Sacco di Milano spiega che con le nuove tecniche si evitano l’arresto cardiaco e l’utilizzo della circolazione extracorporea, e si riduce la dimensione dell’incisione chirurgica. Ciò significa meno dolore per il paziente, meno traumi, meno complicanze postoperatorie e un recupero più rapido. Tutte necessità quando, come avviene sempre più spesso, ci si trova a operare pazienti anziani, e quindi più deboli e con molteplici patologie associate.
Sia che si tratti dell’applicazione di un bypass coronarico, sia che si abbandoni la sternotomia a favore della ricerca di mini accessi alla gabbia toracica, queste sono procedure non completamente standardizzate e tecnicamente difficili. I chirurghi che le eseguono devono avere alle spalle un lungo training teorico e pratico e una grande dimestichezza con gli strumenti endoscopici.
Metodi da anni insegnati all’Ospedale Sacco di Milano a un numero sempre maggiore di chirurghi, ma che non sono ancora del tutto noti ai medici meno specializzati e ai pazienti. Spesso gli operatori sanitari non sono sufficientemente informati sui vantaggi della cardiochirurgia mini invasiva. Per questo non sanno indirizzare le persone alle strutture che la praticano. È necessario studiare percorsi di formazione non solo per i cardiochirurghi, ma anche per quegli specialisti che dialogano con i pazienti prima che questi arrivino sul tavolo operatorio, e che li seguiranno durante il periodo di convalescenza.
Per promuovere la diffusione dei metodi di cardiochirurgia mini invasiva, Massimo Lemma segue un programma di divulgazione scientifica in collaborazione con Cerifos – Centro di ricerca e formazione scientifica di Milano. In partenza a fine gennaio 2011, i primi corsi saranno aperti a cardiologi e medici di base. Illustreranno tempi di degenza e ripresa postoperatoria, metodi di riabilitazione, gestione del dolore e degli aspetti psicologici dopo l’intervento. Oltre a seminari monotematici saranno organizzati “wet-lab” con modelli a bassa fedeltà ma ad alta riproducibilità che simulano il torace del paziente. I corsi saranno validi per l’acquisizione di crediti ECM.
Per informazioni [email protected] o 02 26416162 – www.cerifos.it
Cerifos – Centro di ricerca e formazione scientifica con sede a Milano diretto da Samorindo Peci, laureato in Medicina all’Università Cattolica di Roma e dottore in Scienze metaboliche, endocrinologia ed endocrinochirurgia sperimentale.