L’Italia è seconda solo al Portogallo in Europa per percentuale di bambini in sovrappeso od obesi. Una recente indagine condotta dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali sull’obesità infantile in Italia, ha rivelato che il 24% dei ragazzi che frequentano la scuola è in sovrappeso e il 12% è obeso. La condizione di sovrappeso e obesità in età pediatrica comporta delle complicanze molto serie da non sottovalutare, come quelle metaboliche e addirittura cardiovascolari.
La resistenza all’insulina ha un ruolo fondamentale nella comparsa di queste complicanze; si è visto, infatti, che la sua presenza è associata a complicanze metaboliche come l’intolleranza glucidica, il diabete di tipo 2, la steatosi epatica, fino alla sindrome metabolica. Da qui il neologismo “diabete infantile”: obesità e rischio sicuro di comparsa del diabete.
Ma come si combatte l’obesità? Mangiando meno e muovendosi di più, proprio quello che non fanno la maggior parte dei bambini italiani, che trascorrono molte ore seduti, a scuola e a casa, impegnati nello studio oppure davanti alla Tv o con i videogiochi, che mangiano dolciumi, snack, merendine ed altri fuori pasto ipercalorici e non svolgono sufficiente attività fisica.
Spesso i genitori e i nonni si preoccupano maggiormente di quello che i ragazzi mangiano a tavola, ma non quello che mangiano fuori casa spianando la strada al diabete infantile.
Per invertire questa tendenza è necessario informare sia i giovani sia gli adulti che se ne prendono cura, attraverso campagne informative, divulgazione di opuscoli, iniziative che coinvolgono le mense scolastiche: qualcosa in Italia si sta muovendo, speriamo con successo, perché i bambini obesi di oggi saranno gli adulti di domani malati di ipertensione e malattie macrovascolari (infarto e ictus).