L’aumento del seno è da sempre uno degli interventi di chirurgia più desiderati dalle donne, ma anche più temuti. Il sogno di un décolleté generoso è testimoniato dal numero di interventi effettuati, in Italia la mastoplastica additiva costituisce il 16,22% del totale degli interventi di chirurgia estetica praticati nel 2009 (dati Sicpre). Chi decide di sottoporsi di affrontare un intervento al seno non deve dimenticare che si tratta sempre di un’operazione chirurgica. Necessari sono alcuni accorgimenti per avere non solamente un risultato migliore, più naturale e duraturo, ma anche per evitare eventuali problemi.
È possibile limitare le complicanze e dunque i possibili interventi correttivi non solo facendo attenzione al professionista da scegliere, ma anche alle protesi. La scelta delle protesi giuste è un passaggio molto importante: garantisce un risultato migliore e più conforme alle aspettative della paziente e può anche ridurre l’incidenza di contrattura capsulare, una delle complicanze principali in questo tipo di intervento. Nel 10-15% dei casi succede, infatti, che l’organismo reagisca in maniera anomala all’inserimento delle protesi. Può succedere che anziché formare un “guscio” di tessuto fibroso, sottile ed elastico, che isola l’impianto, capita infatti che la “capsula” diventi più rigida, rendendo visibili sotto pelle i bordi delle protesi e costringendo spesso la paziente a sottoporsi a ulteriori interventi di revisione.
Che caratteristiche devono avere le protesi? Devono essere di qualità garantita, in poliuretano o con superficie testurizzata, da preferire rispetto a quelle lisce. Alle pazienti con una mammella piccola, con una prima o seconda misura scarsa, le protesi devono essere posizionate in sede sottomuscolare, altrimenti in poco tempo si potrebbero vedere i bordi della protesi e spiacevoli “arricciature” al centro del décolleté. Da non sottovalutare l’armonia complessiva del corpo.
Ultimamente alcuni modelli proposti dalla televisione hanno spinto alcune donne all’eccesso. Le dimensioni delle protesi devono essere proporzionate a quelle del torace e delle capacità contenitive della mammella. Il rischio non è solamente un aspetto innaturale, ma anche che la ghiandola mammaria possa essere praticamente annullata dalla pressione esercitata dalla protesi troppo grande.
Non certo ultimo, per qualsiasi tipo di intervento, accertarsi che sia eseguito da un chirurgo competente in una struttura autorizzata. E, una volta terminata l’operazione, seguire in modo rigoroso il decorso post operatorio. Bisogna seguire scrupolosamente le istruzioni anche una volta dimessi dall’ospedale. In particolare indossare il reggiseno contenitivo per un mese, evitare sforzi e attività fisica per almeno 30 giorni.
Patrizia Gilardino – Profilo professionale
Laureata in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano nel 1988, Patrizia Gilardino si è specializzata nella Scuola di Chirurgia Plastica Ricostruttiva dell’Università degli Studi di Milano nel 1993. Esercita la libera professione in diverse strutture milanese: Poliambulatorio della Guardia di Finanza di Milano, Centro Dermatologico Europeo e nel proprio studio di via Colonna, a Milano.
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