Il senso letterale del termine gastrite è infiammazione della mucosa dello stomaco, ma la diagnosi di grastrite può essere fatta solo dall’endoscopista che osserva direttamente lo stato della mucosa gastrica, e dall’istologo che ne descrive l’aspetto al microscopio. Nella pratica, invece, si tende ad attribuire alla gastrite una serie di disturbi che riguardano il tratto digestivo superiore: senso di bruciore o di acidità all’altezza dello stomaco o dietro lo sterno, oppure il senso di ripienezza precoce all’inizio del pasto, o una digestione lunga e laboriosa.
La maggior parte delle volte, quando si parla di bruciore di stomaco, si intende l’effetto del reflusso gastroesofageo. Si accusano, infatti, bruciore, acidità o dolore quando l’acido risale verso l’esofago e va a toccare una struttura che non ha le caratteristiche difensive di quella gastrica.
Quello che noi avvertiamo e, nel parlare comune, accomuniamo al termine cattiva digestione è una serie di sintomi quali senso di ripienezza precoce e digestione lunga e laboriosa. Il termine scientifico è dispepsia e riguarda, più che altro, un processo meccanico che coinvolge i movimenti dello stomaco (peristalsi). Sia il reflusso gastroesofageo, sia la dispepsia riconoscono, come causa principale una difettosa peristalsi dello stomaco.
Poiché quest’ultima è sotto il controllo del sistema neurovegetativo, è facile comprendere come possa essere alterata, spesso, anche dalle comuni difficoltà della vita quotidiana.
Per rimediare al fastidioso mal di stomaco, è possibile assumere degli inibitori della pompa protonica a cui è consigliabile aggiungere un farmaco procinetico, da assumere prima dei pasti principali.