L’angiologia è la branca della medicina che studia i vasi (intesi come “tubi”) dell’organismo umano. L’etimologia deriva dal greco, e precisamente dalle parole angio, che significa appunto vaso, e logos che significa studio. In pratica l’angiologia sarebbe una branca strettamente medica, e quindi non chirurgica, della medicina che si occupa delle malattie delle arterie come aterosclerosi, le trombosi ed embolie arteriose, gli aneurismi arteriosi, le malformazioni, arteriti, ecc. Riguarda anche malattie venose, sempre sotto l’aspetto medico (e non chirurgico), come insufficienza venosa superficiale e profonda, varici teleangectasie (capillari), trombosi venose profonde e superficiali, trombo embolie venose, ulcere flebo statiche, eccetera.
Non meno importante è lo studio delle patologie dei vasi linfatici. Una loro ridotta funzionalità può essere causa di linfedema, o tumefazione di un’estremità, solitamente un arto inferiore o superiore. Le alterazioni linfatiche possono essere di natura congenita o acquisita, talora post-traumatica o conseguenza di interventi chirurgici, in particolare sulle stazioni linfonodali, e/o irradiazione.
Mentre l’Angiologia si occupa di queste patologie in particolare dal punto di vista medico, cioè diagnosi e terapie non chirurgiche, la chirurgia vascolare si occupa degli aspetti chirurgici, in particolare per quello che riguarda le terapie. Dal punto di vista pratico i confini sono ancora meno netto, in quanto si possono sovrapporre notevolmente i campi di azione.
Attualmente vi sono anche altre branche mediche che si occupano delle patologie dei vasi. In particolare ci si riferisce alla emodinamica interventistica (branca della cardiologia) e alla radiologia interventistica. Queste, inizialmente, si occupavano della diagnostica studiano i vasi con iniezioni di mezzi di contrasto per valutarne la stenosi e l’irrorazione dei rispettivi territori.
Con il miglioramento delle tecnologie e l’introduzione della tecnica di PTA e stenting, che consiste nella dilatazione del tratto stenotico con palloncino gonfiabile introdotto tramite una sonda (tubicino flessibile che viene introdotto solitamente alla femorale e guidato fino al vaso da trattare). Spesso seguita da stenting, che consiste nel posizionamento, sempre tramite la medesima sonda “radiologica”. Di una protesi a forma di molla che si dilata e mantiene pervio il segmento trattato. I confini non sono ben delimitati, ma questo non può che essere un beneficio. Angiologia e Chirurgia vascolare si possono integrare le diverse tecniche per indagare e trattare al meglio ogni singolo caso.