La SLA non ha un’unica causa certa, ma più fattori che interagiscono, in gran parte ancora da definire, e si stima in media un ritardo di 12 mesi nella diagnosi. Manca una cura risolutiva e l’assistenza dei malati e disomogenea sul territorio: ecco perché la sclerosi laterale amiotrofica, più nota come SLA, spaventa tutti e non solo i circa 5.000 italiani che ne sono colpiti e i loro familiari.
I ricercatori lavorano per trovare risposte sulle cause e, soprattutto, cure efficaci.
Così, pur se a piccoli passi con tempi lunghi, la ricerca va avanti: cediamo a che punto siamo e che cosa è già disponibile per migliorare la vita di chi è colpito da SLA.
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è tra le più serie del sistema nervoso: è, infatti, una malattia neurovegetativa, cioè che porta a una degenerazione progressiva dei motoneuroni, le cellule nervose del cervello e del midollo spinale che comandano i movimenti volontari dei muscoli.
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA), quindi, colpisce solo il movimento, risparmiando nella maggior parte dei casi tutte le altre funzioni neurologiche. In genere i primi sintomi di indebolimento e paralisi muscolari iniziano in una parte circoscritta del corpo (per esempio una mano, oppure i muscoli della deglutizione), per poi estendersi lentamente, portando alla disabilità totale che rende necessari ausili di vario genere, come respiratori, sonde nello stomaco (Peg) per la nutrizione artificiale e supporti tecnologici per la comunicazione con l’esterno. L’aspettativa di vita è ridotta a pochi anni (mediamente 3-5).
I fattori ambientali
In persone con una predisposizione genetica, questi fattori potrebbero scatenare la sclerosi laterale amiotrofica (SLA).
Fumo: è un fattore di rischio trasversale, riconosciuta da studi condotti in diversi Paesi e confermata dai ricercatori dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, che hanno rivelato, in una piccola percentuale di malati di SLA, l’alterazione del gene che regola il cosiddetto recettore nicotinico dell’aceticolina (chi viene stimolato dalla nicotina introdotta fumando).
Attività fisica estenuante
In Italia si riconosce un’alta percentuale di malati tra i calciatori professionisti. Non è tanto il tipo di sport a fare la differenza, ma il livello di pratica. Non a caso la malattia è nota anche come morbo di Gehring, dal nome del giocatore che ne fu colpito negli anni trenta.
Eccessivo consumo di glutammato
Una sostanza contenuta, per esempio, nei dadi da cucina, è in aminoacido usato dei neuromi per trasmettere dei segnali (neurotrasmettitore), ma quando è in eccesso può intossicare la cellula nervosa che lo riceve. Infatti, l’unico farmaco attualmente approvato per la cura della sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è il riluzolo, che agisce riducendo la produzione di glutammato.