Siamo in periodo di vacanze ormai e non tutti gli italiani preferisco il mare, sono in molti a preferire la montagna o la campagna, durante il periodo estivo sono tutt’altro che rari i casi di morso di vipera nei pronto soccorso degli ospedali di montagna. Diciamo che le vittime preferite sono i turisti che non conoscono la zona. In Italia si possono incontrare la Viper berus, aspis o vipera comune, presente ovunque tranne che in Sardegna, nella vipera con il contro, che si trova solo in Trentino Aldo Adige, Friuli Venezia Giulia e Bellunese e nella vipera ursinii, presente soprattutto in Abruzzo, Umbria e Marche.
Cominciamo con il dire che per chi si avventura in una passeggiata in montagna o in campagna, è buona norma indossare pantaloni lunghi, calzettoni spessi e scarponcini da trekking, fare attenzione a dove ci si siede e si mettono le mani, battere il sentiero con un bastone per far sentire la propria presenta. La vipera percepirà le vibrazioni del terreno e, spaventata, si allontanerà.
I denti veleniferi della vipera lasciano sulla pelle due fori caratteristici, distanti sei otto millimetri l’uno dall’altro, seguiti subito dopo da dolore, gonfiore, arrossamento. Poi, a seconda della quantità di veleno iniettato, possono comparire nausea, vomito, abbassamento della pressione, emorragie, formazione di trombi; altra eventualità grave è lo shock anafilattico. Ecco perché in caso di marso di vipera, oltre a intervenire subito da soli, bisogna comunque sempre chiamare il 118 o andare al pronto soccorso.
Subito dopo il morso della vipera, anche se è difficile, è importante cercare di stare calmi. La prima cosa da fare è tenere fermi la gamba o il braccio colpiti e muovesi il meno possibile, perché qualsiasi tipo di movimento contribuisce ad aumentare la circolazione del sangue e quindi a diffondere il veleno nel corpo.
Contrariamente all’opinione comune, in casa di morso della vipera non bisogna succhiare la ferita nel tentativo di far uscire il veleno, perché basta una piccola lesione o screpolatura delle mucose orali per farlo penetrare e poi diffondere anche dalla bocca. Anche la classica incisione a croce va evitata, per non rischiare di aumentare il contatto tra il veleno e il sangue.
Il braccio o la gamba morsi dalla vipera vanno trattati come se avessero subito un trauma, ossia eseguendo un bendaggio elastico compressivo per tutta la lunghezza dell’arto. La fasciatura, che serve a rallentare di qualche ora la diffusione del veleno, deva essere abbastanza stretta da rallentare la circolazione venosa.
A questo punto, non si può fare nulla se non aspettare che arrivino i soccorsi. Nell’attesa, non dare all’infortunato nulla da bere, nemmeno acqua. Il siero antivipera non si utilizza più. Si è visto infatti che questo antidoto può provocare reazioni allergiche gravi fino allo shock anafilattico e che questo rischio è superiore ai sintomi causati dal veleno. Oggi è disponibile un antidoto molto efficace, a base di frammenti anticorpali sensibilizzati al veleno di vipera, che bloccano la diffusione del veleno nel caso in cui sia penetrato nell’organismo in grandi quantità.
Viene somministrato per endovena solo se il morso della vipera ha provocato subito sintomi generali o se, dopo 24-48 ore di osservazione al pronto soccorso, si verifica un peggioramento improvviso delle condizioni. Se invece dopo almeno 12 ore non si verificano altri sintomi oltre a dolore, gonfiore e arrossamento, la persona viene dimessa.