Il termine tanoressia è nato per affinità con l’anoressia, il disturbo alimentare che si manifesta con il rifiuto di mangiare per non aumentare di peso. Come l’anoressico non si vede mai abbastanza magro, chi soffre di sindrome compulsiva da sole non è mai soddisfatto del proprio incarnato e ricerca sempre occasioni per scurirsi. Questo meccanismo è noto come dispercezione corporea, la persona perde la percezione del proprio corpo e si sente sicura solo se è abbronzata. Così, per mascherare l’insicurezza e l’insoddisfazione per il proprio fisico, ingigantisce un aspetto di sé, nascondendosi dietro di esso per apparire più forte.
Alcuni studi hanno evidenziato come, in realtà, la tanoressia renda questo disturbo più simile alla bulimia, che è caratterizzata invece dalla ricerca spasmodica e continua del cibo. Perciò è stato proposto di sostituire la definizione tanoressia con tanimia, letteralmente fame di abbronzatura.
Per stabilire il limite tra il sano piacere di sfoggiare un bel colorito abbronzato e l’ossessione malata della tintarella, nell’estate 2009 l’ Irdeg ha condotto un sondaggio su 600 persone tra i 16 e i 60 anni che ha consentito di capire il profilo del malato di tanoressia. Per lo più sono donne tra i 25 e i 54 anni, residenti al nord e in particolare nelle grandi città, fumatrici e con istruzione media. Hanno di base la pelle scura, già abituata al sole, che tende alla secchezza.
Il quadro è di una persona che sta al sole per più di sei ore consecutive, comprese quelle centrali della giornata in cui i raggi sono più nocivi per la salute, e non utilizzano mai filtri protettivi, ma solo prodotti abbronzanti o acceleratori di abbronzatura. Non basta, fanno lampade UV tutto l’anno, anche d’estate per intensificare il colore.
Le cause della tanoressia non sono ancora chiare, secondo alcune ipotesi, il problema è la carenza di alcuni mediatori chimici (soprattutto serotonina e dopamina), responsabili della sensazione di benessere. È noto che in tutti i disturbi ossessivo compulsivi esiste un’alterazione nel rilascio nel cervello di questi neurotrasmettitori. Nei malati di tanoressia l’esposizione solare è in grado di sopperire a questa mancanza come una sorta di antidepressivo, attivando il circuito del piacere.
Non esiste ancora una cura della tanoressia, è dimostrato che l’approccio psicologico mirato a una migliore educazione della persona sui danni provocati dal sole con un breve trattamento di serotoninergici (una nuova famiglia di antidepressivi).