Le caraffe filtranti sono molto simili fra loro, ormai in Italia è boom, ne esistono di vari design e colori, molto accattivanti, sono facilmente recuperabili sia nei negozi di elettrodomestici che in un qualsiasi supermercato. Lo scopo è quello di restituire all’acqua del rubinetto un sapore gradevole e di limitare il consumo di acqua in bottiglia. Il funzionamento è identico, un recipiente di plastica, dalla capacità variabile, in commercio ce ne sono da un litro o da un litro e mezzo, all’interno un imbuto in cui viene alloggiato il filtro e un coperchio con contatore, che permette di misurare, a seconda dei modelli, i litri immessi o il tempo trascorso, segnalando quando è necessario cambiare il filtro.
Il filtro delle caraffe filtranti è costituito da due componenti: resine sintetiche a scambio ionico, che agiscono come calamite, catturando alcuni minerali, come il calcio, riducendo quindi la cosiddetta durezza dell’acqua; carboni attivi, che assorbono i residui di cloro e gli eventuali composti organici e inquinanti presenti nell’acqua.
Nel filtro delle caraffe filtranti può essere aggiunto anche dell’argento, con funzione antibatterica. Nel 2007 Altroconsumo, si era interessata alle caraffe filtranti. Sono state testate per circa un mese (il tempo della durata dei filtri) cinque differenti caraffe e hanno confrontato i parametri dell’acqua filtrata con quelli dell’acqua non filtrata proveniente dall’acquedotto di Milano.
Questi i risultati dei test, che fanno arrivare ad Altroconsumo alla conclusione che le caraffe filtranti non migliorano la qualità dell’acqua di rubinetto, anzi rischiano di peggiorarla:
– le caraffe effettivamente riducono la presenza di calcio e magnesi dell’acqua, soprattutto quando il filtro è nuovo, con il passare del tempo diminuisce;
– le brocche diminuiscono la presenza di tracce di inquinanti, soprattutto solventi e trialometani, anche se sono presenti nell’acqua del rubinetto già al di sotto dei limiti di legge;
– i filtri non agiscono contro nitrati e nitriti (sostanze inquinanti di origine industriale o agricola, la cui presenta non deve superari i 50 milligrammi per litro). Anzi, la presenza dei primi aumenta leggermente dopo il filtraggio e anche per i nitriti si è riscontrato un aumento con l’uso di alcune brocche;
– alcuni modelli incrementano la quantità di ammonio, determinando un aumento al di sopra dei limiti di legge: è una sostanza non pericolosa per la salute, ma la cui presenza oltre la soglia consentita in un’acqua del rubinetto la classificherebbe come non potabile;
– il filtraggio non dà risultati apprezzabili sui metalli (ferro, piombo e metalli pesanti), già presenti in quantità ridotte nell’acqua potabile;
– l’acqua filtrata ha una carica batterica superiore rispetto a quella non filtrata, anche se non in maniera preoccupante.
Fonte: Altroconsumo