Il bambino, sin dalla nascita, appare dotato di un istinto sessuale che, per tutta la durata della prima infanzia, è connesso al raggiungimento di sensazioni di piacere fisico attraverso l’eccitazione e la stimolazione delle cosiddette zone erogene. In base all’età, esso si concentra su zone diverse corrispondenti alla successiva tappa della maturazione sessuale infantile. Nella fase orale (da 0 a 1 anno) il piccolo trae tale sensazione di piacere attraverso il contatto delle labbra e della bocca con il seno della mamma e poi con gli oggetti che vanno a sostituirlo, come il ciuccio e la tettarella del biberon.
Nella fase anale (da 1 a 3 anni), in cui il bebè acquisisce il controllo degli sfinteri (la funzione che regola il meccanismo della minzione e della defecazione), scopre il piacere di trattenere o espellere le feci e risulta particolarmente attratto da quello che ritiene un prodotto del suo corpo.
Nella fase genitale (da 3 a 6 anni), infine, il bimbo si rende conto della sua identità sessuale e delle differenze rispetto all’altro sesso. In questo periodo sono soprattutto gli organi genitali a destare il suo interesse ed è quindi abbastanza frequente sorprenderlo mentre si tocca: nel caso di un maschietto, in particolare, lo si potrà osservare, manipolare o sfregare ritmicamente il pene, nel caso di una femmina, toccarsi i genitali esterni o sfregare le gambe per comprimere le pareti vaginali.
Pur trattandosi di un fenomeno del tutto naturale connesso a una specifica tappa dello sviluppo sessuale, nel momento in cui l’interesse del piccolo si concentra sui genitali, il collegamento alla sfera della sessualità appare inequivocabile e ciò tende a creare qualche disagio nei genitori che, nella maggior parte dei casi, non sono preparati ad accettare che il proprio figlio, a soli 3-6 anni, possa manifestare questo genere di pulsioni.
Ciò tende spesso ad attivare negli adulti meccanismi di censura più o meno rigidi che in alcuni casi rischiano di rendere più difficile il superamento di questa delicata fase di passaggio. Se all’inizio la scoperta dell’autoerotismo non suscita alcun turbamento nel bambino, col passare del tempo le fantasie erotiche che tendono a svilupparsi durante la manipolazione dei propri genitali possono insinuare in lui un crescente disagio che solo un atteggiamento sereno e rassicurante da parte di mamma e papà è in grado di dissolvere.
Per aiutare il bambino ed evitare eccessivi turbamenti è fondamentale assumere un atteggiamento sereno e affettuoso e non accusarlo, cercare invece di fargli capire con delicatezza che quello che vive è normale, ma che fa parte di una sfera privata e che quindi non è necessario ostentare o esibire questa attività.