Il partito della lotta agli sprechi è ogni giorno più numeroso. Gli italiani, infatti, sono diventati molto più sensibili e attenti nel rapporto con i prodotti alimentari che comprano al supermercato. Fanno una spesa più oculata, acquistando solo il necessario per il consumo immediato, e cercano di tenere i prodotti in modo corretto, controllando sulle etichette la data di scadenza e il limite di consumo consigliato, e cercando le istruzioni per conservarli al meglio, Un’operazione non sempre semplice: un po’ perchè spesso queste informazioni non sono di facile lettura, un po’ perchè non compaiono su tutti i prodotti.
Che cosa c’è scritto sull’etichetta
I consumatori devono trovare riportate sulle confezioni dei prodotti alimentari tutte le indicazioni riguardanti i termini temporali entro cui vanno consumati e la modalità di conservazione ottimale (oltre, naturalmente alla lista degli ingredienti e al luogo di produzione). Esistono due diversi tipi di indicazioni temporali, ognuna caratterizzata da una differente (ed esplicita) dicitura da non sottovalutare.
Il termine minimo di conservazione
– Viene indicato con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il” seguita dalla data oppure dall’indicazione di dove è possibile trovare questa informazione (di solito, in un altr ìo punto della confezione).
– Indica la data fino alla quale il prodotto, conservato correttamente, mantiene intatte le sue proprietà ed è, dunque, ideale per essere consumato.
– Una volta superato quel termine, il prodotto non è né scaduto né dannoso. È semplicemente meno buono perchè può avere perso sapore e consistenza e avere subito delle modifiche, o per esempio nel contenuto di antiossidanti o di vitamine, ma non per questo presenta dei rischi per l’organismo.
La data di scadenza
– E’ sparita la parola “preferibilmente”: in questo caso, infatti, non c’è scelta e il prodotto alimentare è inderogabilmente “da consumarsi entro la data indicata sulla confezione.
– La data di scadenza si applica ai prodotti deperibili e funziona anche da termine ultimo di vendita. Infatti, la legge vieta la vendita dei prodotti alimentari a partire dal giorno successivo a quello indicato come data di scadenza sulla confezione.
Facciamo qualche esempio sulla scadenza dei cibi:
Caffè: la data di scadenza è fra 16 e 18 mesi, conservato bene solo se si trova in lattina e chiuso correttamente. Altrimenti scade entro 12 mesi..
Yogurt: dura 1 mese, dopo la scadenza va consumato entro massimo 20 giorni, ma perde molti fermenti.
Olio extravergine di oliva: dai 6 ai 18 mesi, non c’è nessun rischio oltre, solo perdita di gusto e valore nutrizionale.
Prosciutto cotto affettato: se confezionato in vaschette di plastica, la data di scadenza deve essere entro i 20 giorni successivi al confezionamento.
Pomodori Pelati: scadono dopo 2 anni, le caratteristiche si conservano soltanto per 6 – 9 mesi.