L’epilessia colpisce uomini e donne più o meno in eguale misura, ma spesso sono queste ultime a sopportare un carico maggiore di paure, limitazioni e pregiudizi. L’epilessia, infatti, è considerata incompatibile con il ruolo della donna nella famiglia e nella gestione dei figli. Con le dovute precauzioni suggerite dal medico, però, è possibile affrontare la gravidanza con l’epilessia, senza correre rischi per sé o per il bambino. Per combattere i pregiudizi, gli specialisti sottolineano i dati positivi che vengono dall’esperienza clinica.
I farmaco antiepilettici determinano un aumento del rischio di malformazione fetale (2-3 volte rispetto a quello della popolazione generale, che è pari al 2-4 per cento), ma non è tale da controindicare la gravidanza. Infatti, almeno il 90 per cento dei figli di donne che soffrono di epilessia nasce sano.
Il rischio di malformazioni, che è legato soprattutto alla politerapia (2-3 farmaci associati) e alle dosi elevate, si può ridurre adattando le cure già prima del concepimento. Se la donna programma la gravidanza e comunica il suo desiderio con un anticipo di almeno 6 mesi, i medici possono modificare le dosi e/o il numero dei farmaci in modo da arrivare al dosaggio minimo efficace per ridurre il rischio senza peggiorare i sintomi dell’epilessia.
Durante la gravidanza la frequenza delle crisi di epilessia rimane la stessa in circa il 2-3 per cento dei casi; un aumento della frequenza è spesso legato a una irregolare assunzione dei farmaci, che invece non va interrotta durante tutta la gravidanza, il travaglio e dopo il parto. Per ridurre ulteriormente il rischio di malformazione, è consigliata anche un’integrazione con acido folico, da iniziare 3-4 mesi prima del possibile concepimento.
L’epilessia non impedisce che la donna affronti un parto naturale e non ci sono controindicazioni all’anestesia epidurale durante il travaglio. Dopo il parto la neo mamma può essere più esposta alle crisi epilettiche a causa delle condizioni ambientali (maggiore stanchezza, mancanza di sonno, stress). È consigliabile, per quanto possibile, cercare di non alterare troppo il ritmo sonno-veglia.
L’allattamento al seno anche in caso di epilessia è consigliato: i farmaci assunti dalla mamma sono presenti in quantità scarse nel latte e solo nel caso di barbiturici e benzodiazepine possono manifestarsi nel neonato effetti sedativi, comunque leggeri e transitori. Per evitare che una crisi si manifesti mentre la mamma ha il neonato in braccio (con rischio di caduta del bimbo), è sempre opportuno allattare, cambiare, lavare e trasportare il bambino in condizioni di massima protezione.