Un tumore al seno spaventa qualsiasi donna, la lotta comincia subito dopo la diagnosi, un percorso simile per tutte le donne, all’inizio la sensazione comune è quella di vedere crollare il mondo della propria quotidianità, poi ogni donna reagisce alla malattia a suo modo, mettendo in moto meccanismi tipici della propria indole. Tutte devono fare i conti con la paura della ricomparsa del tumore al seno, uno stato di allarme naturale, una spia rossa costantemente accesa, che va attenuata, con l’aiuto dello psicologo e dei medici, per non vivere in uno stato continuo e generalizzato di ansia che, peraltro, abbassa anche le naturali difese dell’organismo.
La psicologia clinica, ha riconosciuto quattro differenti approcci alla vita delle donne colpite da tumore al seno:
Personalità ascendente fobica
E’ tipica delle persone fragili e deboli, che vedono pericoli dappertutto e, per sentirsi più sicure, hanno bisogno di poter contare sulla presenza degli altri. Per donne di questo tipo il tumore è insostenibile, è qualcosa che credono di non poter reggere, che annulla la loro idendità di persone e di donne.
Personalità ascendente del distrubo alimentare
Riguarda le persone che contano molto sul parere degli altri, che ingrassano o perdono peso anche in funzione del loro stato emotivo. Per donne di questo tipo di tumore, dopo la disperazione iniziale, diventa uno dei tanti esami della vita e fanno il possibile per far vedere agli altri che possono cavarsela.
Personalità a organizzazione depressogena
Sono persone che basano il proprio equilibrio interiore sulla possibilità di rendersi utili agli altri. Per queste donne il tumore, che toglie forze fisiche e psichiche, rende inutili e, quindi, sentono venir meno il loro equilibrio.
Personalità ascendente ossessiva
Si ritrova in quelle persone che devono sempre conoscere tutto nei minimi dettagli. Le donne così sono razionalmente preparate alla diagnosi e prendono la malattia come uno dei tanti eventi della vita.
Nella maggior parte dei casi, le donne colpite da tumore al seno lo chiamano “il cancro”, è un modo per identificare in modo più marcato il nemico da cui si devono difendere. La prima reazione, dopo la diagnosi, va spesso oltre la disperazione; la donna, infatti, percepisce la malattia come una sorta di tsunami, un ciclone capace di distruggere completamente la vita condotta fino a quel momento. Oggi sono oltre 450mila le donne italiane che convivono con la malattia. Fortunatamente le possibilità di guarigione sono notevolmente più alte del passato.
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