Il sintomo più evidente del reflusso gastroesofageo è il bruciore di stomaco, circa un italiano su 10 soffre di questo disturbo almeno due o tre volte a settimana, senza che si parli di una vera e propria malattia. Lo diventa quanto la sua frequenza o intensità dà fastidio. Altri sintomi sono il rigurgito acido, il dolore al petto, tosse cronica, asma bronciale, raucedine ed erosioni dentali. Inoltre, il reflusso gastroesofageo può determinare lesioni e ulcere nell’esofago, organo che non possiede un rivestimento resistente all’acido, come è quello dello stomaco.
Le cause del reflusso gastroesofageo sono diverse, innanzitutto una alimentazione sana. Ci sono alcuni fattori predisponenti come l’ernia iatale o stili alimentari e di vita che determinano una maggiore facilità a sviluppare il reflusso, per esempio nelle persone sovrappeso e obese la massa di grasso addominale tende ad aumentare la pressione dello stomaco e a favorire la risalita di acido. Così come il consumo di alimenti molto calorici e ricchi di grasso. Infine, l’abitudine di consumare cene abbondanti e in tarda sera, appena prima di andare a letto, può scatenare bruciore di stomaco, perchè la posizione sdraiata tende a favorire il reflusso.
Dopo i 50 anni, se i sintomi persistono, è bene sottoporsi a una gastroscopia. Più raramente può essere richiesto un esame detto pHmetria, si tratta di un esame che misura il reflusso gastroesofageo nelle 24 ore della giornata con un sondino collegato a un registratore che può essere legato alla cintura. Durante la giornata devono essere svolte le normali attività, compreso il pasto: quando si presentano i sintomi del reflusso si deve schiacciare un bottone. Il giorno successivo si analizzano i dati per cercare di metterli in relazione.
Nel 5 per cento delle persone che soffrono di reflusso gastroesofageo si sviluppa quello che viene definito esofago di Barret: la mucosa che normalmente riveste l’esofago, che non è in grado di resistere all’acido, per difesa si trasforma in un tessuto simile a quello dello stomaco per sua natura adatto al contatto con l’acido. Sono queste persone che hanno un rischio maggiore di sviluppare un tumore all’esofago. La diagnosi viene fatta con una gastroscopia durante la quale viene prelevata una porzione di tessuto dell’esofago.
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Luisa 5 Gennaio 2012 il 20:30
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Martina Braganti 6 Gennaio 2012 il 10:28
Buongiorno Luisa,
grazie per la tua testimonianza!
A presto,
Martina Braganti