Anche le tisane, gli integratori e più in generale tutti i prodotti naturali possono causare dei danni se vengono ingeriti contemporaneamente ad altri farmaci o, come ricordato dal Ministero della Salute se vengono usati da particolari soggetti come i bambini o le donne in gravidanza o ancora le donne che allattano. Per cercare di dissipare i dubbi che noi cittadini possiamo avere circa l’uso di questi prodotti il Ministero ha diffuso delle linee guida specificando anzitutto che non hanno alcuna finalità curativa.
Il loro ruolo può essere quello di favorire fisiologicamente le funzioni dell’organismo nell’intento di ottimizzarne il normale svolgimento. Funzioni alterate in senso patologico richiedono sempre il controllo e l’intervento del medico, con la prescrizione all’occorrenza dei presidi terapeutici più indicati nel caso specifico per il recupero delle condizioni di normalità
Il Ministero ricorda poi che “naturale” non è necessariamente sinonimo di “sicurezza”; nell’acquisto di prodotti naturali dobbiamo sempre leggere con attenzione le etichette. Bisogna inoltre prestare attenzione se si stanno assumendo dei farmaci o altri integratori vegetali e, bambini, donne in gravidanza e donne che allattano prima dell’acquisto dovrebbero consultare il medico. Scrive sempre il Ministero
Appare evidente che per un uso sicuro di infusi e tisane in soggetti nei primi tre anni di vita, che comunque non ricadono nel campo normativo degli alimenti per la prima infanzia, occorre seguire la stessa norma di comportamento rivolgendosi preventivamente al pediatra, anche al fine di evitare in questo caso interferenze negative con l’allattamento al seno. Analogamente, è bene che la futura mamma e la mamma che allatta, prima di assumere prodotti naturali o integratori sotto forma di tisane, pastiglie, sciroppi o simili, chieda il parere del medico curante per accertare che la scelta sia in linea con le proprie esigenze e le proprie particolari condizioni.
Quindi questi prodotti vanno consumati sempre con attenzione.
Via| salute.gov.it
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Fabio Pancrazi 21 Aprile 2012 il 17:30
Ultimamente si assiste ad un dilagare di pubblicità che vanta effetti farmaceutici di sciroppi, compresse e pomate a base di erbe registrati “dispositivi medici”. Qui lo stratagemma di mercato è abbinare il termine “medico” e non “alimentare” (integratore alimentare) anche a prodotti di derivazione erboristica, senza dover necessariamente dimostrarne a priori l’efficacia secondo criteri medico-farmaceutici: un ‘sistemino’ per aggirare i problemi legati all’iter di registrazione di un farmaco e al giro di vite che subiranno da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare gli integratori alimentari. Ciò nonostante l’art. 1 D. Lgs. 46/97 reciti: “…il quale prodotto non eserciti l’azione principale, nel o sul corpo umano, cui è destinato, con mezzi farmacologici o immunologici né mediante processo metabolico…”. Inoltre nella pagina web “Dispositivi medici – Prodotti borderline” del Ministero della Salute si legge: ” La destinazione d’uso del dispositivo medico che, comunque, deve essere in ogni caso connotabile con una finalità medica, dovrebbe dirimere ogni dubbio di demarcazione con prodotti che non devono vantare tale finalità, come cosmetici, erboristici, integratori alimentari, apparecchiature estetiche”.