C’è ancora qualcuno che starnutisce per l’influenza, altri ancora non smettono di asciugarsi il naso per tutt’altro motico: l’allergia al polline che, proprio in questo periodo ha il suo clou, con l’inizio dell’impollinazione di alberi come betulle e noccioli al nord e parietarie al centro-sud. Come si fa a distinguere un raffreddore allergico da uno normale? É una questione di naso, nel primo caso il naso gocciola visibilmente, nel secondo è presente muco denso.
Per sciogliere il dubbio sull’eventuale allergia al polline o pollinosi, bisogna sottoporsi a test cutanei che rivelano la sensibilità agli allergerni. A quel punto il medico predispone un programma vaccinale o, quando è tardi, nel bel mezzo della stagione allergica, si interviene con farmaci antistaminici e decongestionanti, per alleviare i sintomi. Inutile cercare di proteggersi con le mascherine, non servono perchè non sbarrano la strada al polline.
E, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, soffre più del cosiddetto raffreddore da fieno chi abita in una foresta di cemento, in città, di chi vite immerso nel verde della campagna. Se sino a qualche tempo fa si dava la colpa all’inquinamento, adesso si scopre che la causa è un’altra, il più alto numero di allergici dipenderebbe dal fatto che le donne in città diventano mamme sempre più in là negli anni.
Una volta tanto gli esperti non coinvolgono l’inquinamento atmosferico, almeno non il principale, viene dato più credito ad altri fattori, tra i principali dell’allergia al polline: l’età della madre. La maternità nelle aree metropolitane è solitamente posticipata rispetto a quella delle donne che vivono in campagna dove le famiglie hanno, tra l’altro, un maggior numero di figli. L’altro problema è l’età avanzata, un fenomeno soprattutto italiano, sempre più frequentemente sono i piccoli di un anno ad avere i classici sintomi dell’allergia al polline: raffreddore, bruciore agli occhi e congiuntivite. C’è anche chi arriva a soffrire di eruzioni cutanee sino all’orticaria e addirittura di crisi d’asma.
L’allergia al polline non è mai ereditaria, semmai lo è la predisposizione a essere allergici. Non esiste una familiarità diretta. Quel che è certo è che i casi di allergia sembrano in aumento, anche se, i dati dicono che aumentano i casi di adulti che sono diventati allergici da bambini. I più sfortunati sono i maschietti, il rapporto è di due a uno, da adulti la situazione si capovolge, due donne per ogni uomo.
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Adele 28 Marzo 2012 il 14:55
Questo articolo mi fa pensare all’allergia della mia seconda figlia, avuta a 42 anni. E’ allergica ai salici, pioppi e ai fiori della famiglia del gelsomino. Al momento stiamo controllando l’allergia con gli antistaminici per bocca e uno spray nasale (nasonex) nei momenti critici e cerchiamo per quanto possibile di ridurre i pollini almeno nell’aria di casa con l’utilizzo di un purificatore e di una aspirapolvere con speciali filtri hepa (electrolux). Per fortuna è un’allergia stagionale, speriamo non peggiori negli anni e di poter fare a mano dei vaccini.