Aiuta a mantenere il seno sollevato, è comodo ed evita che la forza di gravità regali al lato A un aspetto poco sodo nel giro di qualche anno. Questo è quello che abbiamo sempre creduto sul reggiseno. In realtà, un nuovo studio, ancora non concluso per la verità, rivela che questa potrebbe essere una falsa credenza. Non portarlo piuttosto o farlo in modo saltuario, avrebbe maggiori benefici sulla ricaduta di questa parte del corpo tanto in vista quanto desiderabile.
La ricerca sulla reale utilità del reggiseno avrebbe interessato un gruppo di esperti francesi dell’ospedale di Besancon che da quindici anni stanno monitorando su 130 donne, le reazioni di tale parte del corpo di fronte al tanto utilizzato sostegno. I risultati, al momento, lascerebbero pochi dubbi in merito: quello di tenere il seno stretto per 12 ore al giorno in tale indumento sarebbe un “falso bisogno”, una comune credenza che è arrivato il momento di sfatare.
Basta costrizioni, i medici francesi cominciano a sostenere che lasciare i seni liberi non li farebbe ricadere con il trascorrere dell’età. Certo prima di una comunicazione ufficiale, bisognerà concludere la ricerca e ci vorranno ancora dieci anni, ma intanto hanno messo in guardia tutte le donne del mondo. Il reggiseno, addirittura, potrebbe far male e non solo alla schiena. Da ben tre lustri le esponenti del sesso femminile che hanno scelto di fornire il loro contributo a questa scoperta, lasciando che i medici controllino le evoluzioni della loro scollatura confermano già di sentirsi meglio, più libere e di notare ad occhio nudo qualche beneficio in più. Bisogna capire comunque quante donne sono davvero disposte ad abbandonare il reggiseno, ormai diventato quasi una protezione, un modo per sentirsi più coperte e sicure. Farà male o meno, ormai è quasi un prolungamento di noi stesse e quando troviamo il modello giusto, finiamo per non sentirlo più addosso. C’è comunque ancora del tempo per decidere se indossarlo o optare per la libertà di tale parte del corpo: intanto siamo state avvisate.
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