Parliamo di aborti clandestini perchè pare che in Italia ci sia un vero e proprio boom di donne che interrompono la gravidanza in maniera illegale e questo nonostante la presenza (oramai da 35 anni) della legge 194 che permette ad una donna di ricorrere all’Interruzione Volontaria di Gravidanza, IGV nei casi previsti dalla Stato in una struttura pubblica entro i primi 90 giorni di gestazione. In molte regioni italiane l’aborto legale non esiste più: stando infatti ad un’inchiesta di Repubblica l’80% dei ginecologi e il 50% tra anestesisti e infermieri non applica più la legge 194 e questo sta contribuendo ad aumentare il numero di aborti clandestini.
Il Ministero della Sanità stima ventimila aborti illegali ma le cifre non sono state più aggiornate dal 2008 e quindi è impossibile avere un dato certo. All’Istat sono stati dichiarati nel 2011 settantacinquemila gli aborti spontanei e un terzo di questi è stato causato da qualche intervento “casalingo” finito purtroppo male. Già perchè tutti questi obiettori di coscienza stanno contribuendo a far nascere ambulatori fuorilegge; il risultato è che le donne sono tornate a morire di setticemia come accadeva secoli fa e perchè? Perchè ci sono medici obiettori che non vogliono mettere in pratica un qualcosa che sarebbe dovuto per legge.
Silvana Agatone, ginecologa e presidente della Laiga, la lega italiana per l’applicazione della 194 spiega
Ci sono gli aborti d’oro, quelli dei ceti elevati, che si svolgono in sicurezza negli studi medici, oppure all’estero. E poi ci sono gli aborti delle donne povere, delle clandestine, che comprano le pasticche nei corridoi del metrò, e se qualcosa va male si presentano al Pronto Soccorso affermando di aver avuto un aborto spontaneo
Nel Lazio il 91% dei ginecologi è obiettore di coscienza e la domanda che sorge piuttosto spontanea è: “Ma tutto questo è legale?” La dottoressa Agatone dice
No, non è legale, e infatti come Laiga abbiamo fatto ricorso al Consiglio d’Europa, e il nostro ricorso è stato accolto. La verità è che nessuno vuole più fare aborti perché si viene discriminati nella carriera e obbligati a fare solo e soltanto quelli
Le liste di attesa sono lunghissime e purtroppo il rischio che si corre è quello di superare le settimane di gestazione in cui è permessa l’interruzione di gravidanza. Forse i medici dovrebbero mettere al primo posto la salute della paziente e non pensare solo ed esclusivamente alla carriera.
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