A noi il gelsomino conquista per il profumo nelle sere d’estate, eppure in pochi sanno che ha anche una serie di proprietà afrodisiache, almeno secondo una credenza che si perde nella notte dei tempi. L’odore che emana il suo liquido viscoso marrone è molto caldo e intenso e i profumieri classificano le essenze che lo contengono come erogeniche, cioè in grado di generare attrazione sessuale.
Si ritiene che tale peculiarità del gelsomino, sia da attribuirsi alla presenza dell’indolo, un prodotto di scarto degli animali che in effetti ha un odore disgustoso. Presente in piccole quantità, invece e in equilibrio con altri costituenti regala quell’aroma muschiato che tanto ci piace nel gelsomino. Esalta la sensualità del corpo e attira e già in India, nell’antichità, erano realizzate immagini di molti amanti immersi nel chiaro di luna tra i gelsomini. La tradizione popolare indù, narra del dio dell’amore, Kama, che era solito ungerne con l’olio la punta delle sue frecce del desiderio. Solo dopo tale rito, poi, poteva colpire il cuore degli innamorati.
Nel primo secolo a.C, il medico greco Dioscoride raccontava che gli uomini e le donne persiane prima di fare l’amore, si profumavano il corpo con le essenze al gelsomino. Ancora, sia questo fiore che il giacinto e la rosa, erano usati dalla poesia Sufi come metafora per parlare di desiderio profondo a livello spirituale. Il Cristianesimo, invece, lo la sempre identificato con la “speranza divina” e con la Vergine Maria. I fiori di gelsomino, poi, per la medicina ayurvedica rappresentano un vero elisir per le donne e sotto forma di infuso, la pianta calma i nervi, diminuisce i dolori e il flusso mestruale e attenua il mal di testa causato dalla tensione. In Cina, poi, cura la dissenteria e addirittura l’epatite e viene preferito per insaporire il tè nero.
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