In Italia vi è un numero che varia dai cinque ai seimila diabetici che utilizzano un farmaco rischioso e ritirato dal commercio in molti Stati del mondo, la fenformina. Essa viene usata da sola o in associazione con la cloropropamide. Gli Stati Uniti l’hanno bandita dal commercio già dagli anni ’80, e poi via via quasi tutti i paesi occidentali, poiché tale farmaco è ritenuto colpevole di provocare acidosi lattica, anche mortale.
Pertanto, può essere considerata alla stregua di una vera e propria inappropriatezza terapeutica. Nessun centro specialistico oggi prescrive questo farmaco e non lo fa da almeno 30 anni. Non si capisce, dunque, perché l’Aifa, non abbia ancora eliminato il farmaco dal prontuario. Lo stesso dicasi anche per la cloropropamide, che si usava in associazione e che provoca innalzamenti di pressione.
L’ipotesi più plausibile per l’utilizzo di un farmaco pericoloso e sconsigliato dalla comunità scientifica è che si tratti di pazienti che hanno cominciato la terapia 20 o più anni fa e che stanno andando avanti per inerzia
L’Aifa dunque dovrebbe essere più solerte nel bloccare i nuovi farmaci per la cura del diabete, come le incretine, malgrado molti studi abbiano dimostrato la loro sicurezza e non sia altrettanto pronta a ritirare dal mercato altre medicine, oggettivamente rischiose.
Si spera che le attenzioni dell’ente regolatore fossero connesse esclusivamente ai prezzi dei farmaci, tralasciando quelli a basso prezzo anche se rischiosi e in commercio. L’Italia oggi è l’unico Stato europeo dove la prescrizione delle incretine rimane limitata.
Il consiglio è quello di non risparmiare sui farmaci più costosi, onde evitare di subire ricoveri per le complicanze.