Nel corso del 2012, gli italiani hanno acquistato oltre un miliardo e 800 milioni di confezioni farmaceutiche. Una cifra eccessiva secondo le statistiche. Da cosa dipende? I nuovi prodotti immessi sul mercato, il grado di invecchiamento che implica un consumo sempre più elevato di medicine (soprattutto a partire dai 75 anni in su) sono sicuramente alcune delle cause.
Alcuni esperti hanno puntato il dito anche contro i tagli all’assistenza ospedaliera. Si prova a risparmiare sui costosi ricoveri curando a casa con qualche pillola in più. Infine la ‘colpa’ è da attribuire anche agli informatori scientifici delle industrie farmaceutiche, che qualche volta si confrontano con dottori troppo solerti nel seguirne i consigli. I dati del Rapporto sulle differenze regionali dei consumi ne sono una riprova.
Volendo fare un esempio specifico, in Sicilia si consumano 1.110 dosi giornaliere ogni mille abitanti di flaconi e pillole, a Bolzano solo 743. Quasi la metà. Eppure i dati epidemiologici negano il fatto che i siciliani abbiano una salute così cagionevole in confronto ai bolzanini. Probabilmente, dunque, si prendono medicine anche quando non è necessario.
Quasi come se si trattasse di una sindrome dell’inappropriatezza prescrittiva, problema centrale della sanità. Problema che genera miliardi di sprechi e nuoce gravemente alla salute.
Per esempio gli antibiotici, due volte su dieci, sono presi anche quando non servono. Magari per un semplice raffreddore. L’influenza sta per giungere? È un virus e gli antibiotici servono solo per lottare contro i batteri. Eppure come tutti gli anni, c’è da giurarci, ne verranno prescritti a valanga. Ignorando i continui appelli della società scientifiche sul loro uso oculato per non alimentare le cosiddette antibiotico-resistenze, che stanno generando nuovi super-batteri invincibili a qualsiasi farmaco.