La malaria sembra essere una malattia ormai dimenticata, ‘vecchia’, appartenente ad un altro secolo. Invece, i casi di malaria continuano ad essere appannaggio della società moderna e non soltanto nel cosiddetto ‘Terzo Mondo’. Si verificano anche in Italia. L’ultimo? E’ scoppiato poche settimane fa, quando un bambino (morto lo scorso venerdì) non è riuscito a sopravvivere alle cure presso l’Ospedale Maggiore di Novara dopo aver contratto il virus di ritorno da un viaggio in Africa.
Oggi, dunque, tutto sembra essere pronto per il primo vaccino anti-malaria. Tutto viaggia sulla scia di un modello di ricerca di successo che unisce abilmente filantropia, associazioni no profit e industria. Il risultato è il primo vaccino contro la malaria per il quale GlaxoSmithKline (Gsk) si appresta a fare richiesta, entro il 2014, dell’autorizzazione all’Ema, l’Agenzia europea dei farmaci.
Attualmente lo studio è arrivato dopo 30 anni alla terza fase, l’ultima contemplata per quanto concerne le sperimentazioni, di concerto con l’investimento senza scopo di lucro della Fondazione Bill & Melinda Gates. L’inventore del sistema operativo Windows e la moglie, da anni operano sul fronte dell’impegno umanitario, realizzando numerose iniziative in particolar modo in Africa. La loro fondazione ha versato quasi 200 milioni di dollari in questo progetto che porterà per la prima volta a un vaccino contro il parassita infettato dalle zanzare che provoca annualmente seicentomila morti.
Dietro alla ricerca c’è una vera e propria alleanza globale. Una sorta di accordo con l’organizzazione no profit Path Malaria Vaccine Initiative, mentre Gsk nei cui laboratori è stata sviluppata la ricerca ha già promesso di reinvestire il 5% dei ritorni economici del vaccino in ulteriori ricerche.
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