C’è da riflettere e da tenere in alta considerazione il cediranib. Si tratta di un farmaco antiangiogenico che ben si comporta nel rapporto tra tumore e reazione del paziente ai farmaci. Un argomento, questo, che necessita di un’approfondita riflessione e che offre una possibilità in termini di spunto per la guarigione e per una corretta terapia.
VAI
Si configurano di questi tempi infatti numerosissime tecniche di imaging avanzate quale ad esempio la VAI (acronimo di vessel architectural imaging), la quale punta sull’analisi delle variazioni delle vene. Queste tecniche, al giorno d’oggi, possono ben anticipare (predire, per correttezza) la reazione di un tumore ai farmaci antiangiogenici, fornendo un ausilio ai medici per distinguere quali pazienti affetti da glioblastoma possono reagire positivamente ai trattamenti e quali no.
La reazione dei pazienti
Lo ha dimostrato una nuova ricerca del Massachusetts General Hospital, che è riuscita a monitorare le reazioni dei pazienti alla terapia con il farmaco antiangiogenico cediranib. Dalle osservazioni è venuto fuori che coloro che reagiscono rapidamente normalizzando i vasi sanguigni anomali intorno ai tumori e aumentando il flusso sanguigno all’interno degli stessi sopravvivono molto più a lungo rispetto a quei pazienti che invece reagiscono al cediranib non aumentando il proprio flusso.
Ricerca
La ricerca, che è stata pubblicata di recente sulla rivista Pnas, rivela che attraverso le tecniche maggiormente sofisticate di imaging è possibile identificare i pazienti che reagiscono bene all’antiangiogenico normalizzando il sistema vascolare del tumore, incrementando cosi’ l’efficacia di chemioterapia e radioterapia. Non rimane, dunque, che stare aggiornati su questi temi.