Il morbo di Huntington, sebbene la tecnologia della quale avremo in questa sede modo di parlare è ancora da considerarsi puramente sperimentale, potrebbe in realtà essere, contrariamente a quanto sino ad oggi creduto vero dalla scienza medica, perfettamente curabile.
Questo, stando alle ultime ricerche scientifiche condotte sull’argomento, grazie alla benefica azione dei cosiddetti fattori neurotrofici che, ormai da diverso tempo, sarebbero stato inconfutabilmente correlati al corretto sviluppo ed alla corretta sopravvivenza dei neuroni che, come certamente saprete, altro non sarebbero se non le cellule cerebrali.
Queste ultimi, specialmente nel caso di malattie quali, per l’appunto, il morbo di Huntington, si deteriorerebbero, irreversibilmente, ben prima del previsto causando quei movimenti ipercinetici, dovuti alla completa e definitiva perdita delle basilari funzioni di controllo del movimento, tipiche di questa malattia che, proprio per questo motivo, verrebbe comunemente indicata con il nome di Corea di Huntington.
Da qui l’idea, tanto semplice quanto geniale, di provare a sostituire i neuroni irrimediabilmente danneggiati grazie a costanti iniezioni, effettuate direttamente nel cervello, di fattori neurotrofici allo stato puro così da favorire lo sviluppo di nuove e più efficienti, poiché perfettamente sane, cellule cerebrali.
A cimentarsi nell’impresa, minuziosamente descritta dalla rivista scientifica Restorative Neurology and Neuroscience, il team di ricercatori del professor Jens Torna, di stanza presso l’istituto di biotecnologia di Ballerup, in Danimarca, NsGene A/S, che, negli scorsi mesi, avrebbe provveduto ad impiantare, direttamente nel cervello di un gruppo di cavie di laboratorio affette da morbo di Huntington, uno speciale dispositivo, denominato Encapsulated Cell bio deliver, allo scopo di fornire alle cellule cerebrali danneggiate l’adeguato supporto per l’assorbimento del fattore neurotrofico necessario, per non dire fondamentale, alla rigenerazione cellulare.