Sebbene le cause di una tale, terribile, evenienza non siano ancora state completamente appurate, è ormai definitivamente certo che la salute cardiaca degli individui i cui orari di lavoro sarebbero costantemente irregolari sia da considerarsi, a tutti gli effetti, letteralmente cagionevole.
Ad essere imputati, in questo caso, non già le ore di lavoro, che in realtà non sarebbero in grado di influire sulla salute umana bensì la costante irregolarità con la quale, anche pochissime ore di lavoro settimanali, verrebbero svolte dal dipendente che, costretto a rinunciare al classico turno di otto ore mattutine, ne soffrirebbe a livelli sino ad oggi considerati semplicemente impensabili nonché, purtroppo, potenzialmente letali.
A dimostrarlo, inconfutabilmente, un’accuratissima revisione sistematica, recentemente pubblicata dalla prestigiosa rivista scientifica British Medical Journal, che avrebbe preso in considerazione i 34 studi sin qui condotti, in qualsiasi parte del mondo, sulla possibile correlazione tra irregolarità dei turni di lavoro e rischi per la salute umana.
A venir approfonditamente analizzati sarebbero dunque stati oltre 2 milioni di lavoratori volontari che, nel corso della proprio vita, avrebbero prevalentemente lavorato durante la notte, sino a sera tardi, a cominciare dalla primissima mattina o con contratti di lavoro a chiamata o caratterizzati da turni il più possibile irregolari.
Ebbene, grazie a questa particolarissima analisi, sarebbe stato possibile appurare, a titolo puramente esemplificativo, come i lavoratori notturni abbiano il 23 per cento di rischio in più di attacco di cuore rispetto agli altri lavoratori, il 5 per cento in più di avere un attacco ischemico e il 24 per cento in più di avere un evento di tipo coronarico.