Il tecnostress è un disturbo dovuto all’uso eccessivo dei mezzi tecnologici a nostra disposizione. Per capire meglio il problema, il direttore communications business di Microsoft Italia, Fabio Falzea, fa una metafore efficiente:
Se un computer è sotto sforzo prolungato, c’è il rischio che il sistema si blocchi. Allo stesso modo, una persona che utilizza la tecnologia a ritmi serrati, in modo simultaneo e per molte ore al giorno, senza le necessarie pause e scelte di priorità, rischia un livello di stress tale che lo mette in condizioni di essere inefficace.
Quello del tecnostress è un rischio che sembra interessare sempre più italiani, il ritmo del lavoro diventa sempre più serrato, con le nuove tecnologie bisogna gestire troppo informazioni e per di più in simultanea, vengono usati diversi dispositivi ed è richiesta sempre maggiore rapidità nell’esecuzione.
In più, molto spesso, il lavoro diventa liquido, non ha spazio e non ha tempo e si prolunga anche dopo gli orari di lavoro e al di là dei luoghi di lavoro.
I soggetti più a rischio “esaurimento” sono gli operatori Ict, costretti a passare molte ora davanti ai monitor e a contatto con i nuovi apparecchi tecnologici, i giornalisti, che stanno gran parte della loro giornata al computer per gestire le informazioni via web, scrivere e quant’altro, oltre che davanti ai monitor Tv. Anche gli operatori finanziari, tra computer e smartphone sono una categoria fortemente a rischio.
I sintomi collegati al tecnostress sono numerosi, come spiega il sito netdipendenzaonlus.it: mal di testa, ipertensione, ansia, attacchi di panico, calo della concentrazione, disturbi gastrointestinali e cardiocircolatori, depressione, calo del desiderio. Inoltre, può favorire alterazioni comportamentali e l’isolamento relazionale.
È importante, quindi rallentare e prendersi il proprio tempo.
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