Anche in Europa si è arrivati a fare un trapianto di cuore cosiddetto “fermo” ed è precisamente nel Cambridgeshire, in Gran Bretagna, che un uomo di 60 anni ha ricevuto un cuore non battente che nel suo corpo ha però preso a battere.
Come sappiamo, generalmente nei trapianti di cuore, questo viene espiantato da persone in morte cerebrale, quando l’organo cioè, ancora batte. Insomma, la novità è che questo cuore proveniva da un uomo ormai morto, il cui organo vitale aveva smesso di battere, ma una volta impiantato nel corpo del paziente, grazie ad una macchina definita “heart in a box”, ha iniziato a battere cinque minuti dopo la morte.
Questa procedura potrebbe aumentare il numero di cuori disponibili almeno del 25%. Ricordiamo che questa tecnica è stata utilizzata pochi mesi fa anche in Australia. Le sperimentazioni di questa tecnica sono in corso in vari Paesi, e potrebbero davvero far fare passi da gigante nel mondo della donazione di organi, dove sino ad ora era prevista, in caso di cuore non battente, la sola donazione di altri organi come reni o fegato, e delle procedure di trapianto di organi, interventi estremamente delicati.
Delicato resta il processo per “tenere in vita” il cuore e non danneggiarlo, questo va monitorato e alimentato all’interno della “heart in a box”, prima di essere trapiantato.
Un intervento perfettamente riuscito per il signor Huseyin Ulucan, questo il nome del paziente inglese, che ammette di stare molto bene e che incarna la speranza di molti che attendono da anni un cuore e che con questa tecnica potrebbero vedere il moltiplicarsi delle vite salvate.
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