In Francia, venerdì scorso, è stata approvata un emendamento molto importante alla riforma della sanità che impedirà alle agenzie di moda di assumere e quindi di far sfilare modelle troppo magre.
Quante volte ci capita di vedere immagini di modelle che sfilano in passerella e che sembrano a stento reggersi a causa della loro eccessiva magrezza?
Questo emendamento, ancora da approvare in Senato, stabilisce un limite minimo di indice di massa corporea che la modella deve avere per poter fare questo lavoro.
Insomma, l’obiettivo di questa legge è molto chiaro, e lo riassume bene il ministro della Salute Marisol Touraine:
Un messaggio importante per quelle giovani donne che guardano alle modelle come a un canone estetico.
Ebbene, se canone estetico deve essere, che almeno sia sano. L’anoressia, così erroneamente sdoganata in questi ambienti e praticamente esibita, non può essere un modello da seguire, questa direzione va necessariamente cambiata, e se si può, con una legge. Non si sa se questo riguarderà anche i modelli, ad ogni modo l’urgenza sembra riguardare le donne, visto che in Francia, dove il settore della moda è particolarmente rilevante, si stima che a soffrire di anoressia siano fra le 30mila e le 40mila persone, e che nove su dieci delle persone che ne soffrono sono donne.
Se la legge dovesse essere definitivamente approvata, le agenzie di moda che non vi si atterranno, potranno ricevere una multa fino a un massimo di 75mila euro, e i loro responsabili potranno ricevere una condanna fino a sei mesi di carcere.
Le agenzie di moda, dal canto loro, hanno delle rimostranze. Parlano di conseguenze negative per il settore, di esclusione da queste “limitazioni” per altri soggetti come le riviste di moda, di una possibile “emigrazione” delle modelle francesi in cerca di lavoro in altri Paesi. Ritengono inoltre che sia superficiale ritenere che ci sia una correlazione diretta tra questa legge e la prevenzione dei disturbi alimentari, che hanno radici psicologiche soggettive e profonde.
Certamente ci sono delle questioni da valutare, ma una legge che possa almeno arginare questo problema, partendo dalla moda, può in qualche modo essere utile.
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