Continuiamo parlando di diagnosi precoce, facendo sempre riferimento a quanto si legge sul sito airc.it:
Un altro screening prezioso è quello per il tumore del colon, effettuato periodicamente con la ricerca del sangue occulto nelle feci o una sola volta, dopo i 50 anni di età, con la rettocolonscopia. In quest’ultimo caso, se ci sono polipi che potrebbero essere maligni o diventarlo con il tempo, è possibile asportarli nel corso dell’esame stesso.
Anche la mammografia ha indubbiamente contribuito a ridurre la mortalità per tumore al seno negli ultimi decenni: il dibattito tra gli esperti, che recentemente ha raggiunto anche il grande pubblico, riguarda soprattutto la fascia di età e la frequenza con cui raccomandarla. Questo per ridurre al minimo il rischio di scatenare falsi allarmi oppure di individuare e trattare formazioni che appaiono maligne ma, se lasciate in sede, non influirebbero sulla durata e la qualità di vita della paziente. Il problema è che però, a oggi, a parità di diagnosi precoce, nessuno è in grado di stabilire a priori e con certezza quale tumore progredirà pericolosamente e quale invece rimarrà entro limiti non preoccupanti. Il rischio degli screening è la “sovradiagnosi”, che va soppesato rispetto alle conseguenze della diagnosi e dei trattamenti.
È anche per questo confronto fra rischi e benefici che l’opportunità dello screening per il tumore del polmone si sta valutando in relazione ai metodi diagnostici più innovativi. Lo stesso confronto è per lo più ritenuto sfavorevole per quanto riguarda la ricerca del tumore alla prostata con il test del PSA.
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