Negli ultimi anni sono sempre più numerosi gli studi scientifici apparsi nella letteratura medica che hanno messo in evidenza gli innumerevoli vantaggi legati all’allattamento al seno per il bambino, per la mamma e per la famiglia.
È per questo motivo che l’allattamento al seno esclusivo viene consigliato per i primi 6 mesi di vita, con possibilità di continuarlo, integrato con altri alimenti, almeno fino all’anno di età.
Tutto ciò ha fatto sì che un numero sempre maggiore di donne allattino al seno i propri bambini e che, di conseguenza, siano aumentati i casi in cui le nutrici abbiano necessità e dubbi legati all’assunzione di farmaci durante questo periodo.
Parlando di farmaci e allattamento materno, non sempre parliamo di un binomio possibile. Ecco quali sono le medicine consentite e quali è invece consigliato evitare o assumere con le dovute precauzioni secondo il sito ospedalebambinogesu.it:
Le controindicazioni considerate “assolute” sono limitate e sono quindi pochi i farmaci che necessitano sempre della sospensione dell’allattamento al seno:
– i farmaci anti-tumorali (ciclofosfamide, ciclosporina, doxorubicina, metotrexate);
– le sostanze radioattive utilizzate in radiodiagnostica (limitatamente alla loro durata di azione);
– i farmaci antitiroidei (diversi dal tiouracile);
– il cloramfenicolo;
In questi casi è necessario che la mamma sospenda l’allattamento, per alcuni di essi solo temporaneamente, fino al termine della terapia.
Il pediatra consultato fornirà indicazioni su come mantenere la produzione lattea fino al momento della ripresa dell’allattamento al seno.
Per gli altri farmaci esistono liste preparate dall’Accademia Americana di Pediatria o dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e testi di riferimento ad hoc che forniscono informazioni il più possibile dettagliate ed aggiornate ai medici.
Inoltre, l’accesso on-line alla letteratura medica ha notevolmente facilitato la ricerca bibliografica anche in questo campo.
– Molti farmaci sono giudicati sufficientemente sicuri tanto da poter essere assunti dalla nutrice con tranquillità;
– per molti altri farmaci, compatibili con l’allattamento, gli effetti collaterali, se insorgono, sono in genere “lievi” (letargia e difficoltà alla suzione): è il caso dei farmaci antidepressivi, degli ansiolitici, degli anticonvulsivanti, dei barbiturici, del diazepam, e degli antistaminici;
– per altri farmaci, anch’essi compatibili con l’allattamento, gli effetti collaterali possono essere anche “seri”: è il caso dell’ergotamina, del litio, del metimazolo, dell’amodiarone, delle tetracicline, dei sulfamidici. – tali farmaci vanno utilizzati solo quando siano realmente essenziali e non è possibile sostituirli con un’alternativa più sicura;
– per altri l’allattamento al seno può continuare, ma la produzione di latte può ridursi: è il caso della Bromocriptina, dei farmaci anti-MAO, dei diuretici e della pillola estroprogestinica (per quest’ultima tali effetti sono trascurabili se si utilizzano le nuove formulazioni);
– per un altro ampio numero di farmaci non esiste ancora esperienza e gli studi eseguiti durante l’allattamento sono molto limitati.
Anche in questi casi, se non c’è alternativa e vi è necessità di continuare la terapia, l’invito è quello di continuare ad allattare, in quanto i vantaggi legati all’allattamento sono superiori rispetto ai possibili rischi (presunzione di innocenza e non di colpevolezza).
La mamma va però informata sull’insorgenza di possibili effetti collaterali nel bambino invitandola, se si presentano, a sospendere il farmaco.
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