Quanti sono gli anziani al volante? Per alcuni sono troppi e danno fastidio con la loro andatura piena di incertezze e densa di premura. Per alcuni altri, soprattutto per i ricercatori, sono pochi. L’anziano che se la sente di guidare, infatti, deve essere considerato un esempio di benessere.
L’anziano che non rinuncia a guidare l’auto vuol dire che ha intenzione di invecchiare in modo attivo, perciò per quanto possa essere lento e goffo al volante, bisogna comunque apprezzarne la volontà. Gli anziani al volante sono stato l’oggetto di una recente ricerca dell’università americana di Columbia che ha fatto notare come smettere di guidare favorisca l’insorgenza di alcune patologie anche gravi.
Smettere di guidare può far peggiorare la salute in una persona anziana. In particolare contribuisce a innescare diversi disturbi e patologie, facendo raddoppiare il rischio di depressione e aumentare ricoveri e mortalità. Scrive pop sci sulla ricerca:
Passando in rassegna 16 diverse ricerche condotte su persone dai 55 anni in su, gli studiosi hanno potuto verificare che per molti anziani guidare è la seconda attività più importante della loro giornata, prima di lettura, gestione delle cure mediche e tempo libero. La ricerca ha anche rilevato come dopo lo stop alla guida legato a fattori molto diversi tra loro, ci sia un rapido peggioramento della salute generale nel giro di 5 anni, un dimezzamento delle reti sociali con amici e parenti, un calo delle capacità cognitive nell’arco di 10 anni, e un rischio di mortalità maggiore del 68%.
Guohua Li, coordinatore dello studio ha spiegato ancora:
”Per molti anziani, guidare è un’attività essenziale nella vita di tutti i giorni, e un forte indicatore di auto-controllo, libertà e indipendenza. Sfortunatamente, è quasi inevitabile a un certo punto decidere di interrompere la guida, se il processo di invecchiamento cognitivo e fisico continua ad avanzare e peggiorare”.