Offrire il proprio utero in affitto deve essere considerato un reato universale. Queste le considerazioni del nostro ministro della Salute che si è fatto promotore di una mozione e di un ddl che vanno in direzione della sua dichiarazione.
“Il corpo delle donne non si vende, non si compra e non si affitta. Noi andiamo avanti nella nostra battaglia di civiltà per le donne, presentando un progetto di legge e una mozione che speriamo venga approvata da tutto il Parlamento, per perseguire l’utero in affitto come reato universale”. Lo ha affermato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che oggi insieme al ministro degli Interni Angelino Alfano ha presentato a Roma le iniziative di Area popolare contro la pratica.
La mozione che Area popolare presenterà in Parlamento chiede al Governo
“di agire a livello nazionale, e soprattutto internazionale, in tutte le sedi istituzionali sovranazionali, affinché la surrogazione di maternità, in ogni sua modalità e variante contrattuale, sia riconosciuta come nuova forma di schiavitù e di tratta di esseri umani, e sia quindi reato universalmente perseguibile in tutto il mondo”.
Il Ddl che istituisce il reato universale per l’utero in affitto sarà invece presentato al Senato da Nico D’Ascola, presidente della Commissione giustizia.
“La pratica dell’utero in affitto, se effettuata all’estero, non può essere punita in Italia – ha ricordato D’Ascola, citando la relazione di presentazione del Ddl – Ma una pratica che può essere considerata sfruttamento del corpo della donna significa approfittarsi delle condizioni di bisogno perché spesso ci si reca in contesti emarginati e poveri per fare turismo procreativo. Inoltre nell’utero in affitto convergono modalità di pratiche sessuali vietate già in molti trattati internazionali. Noi vogliamo punire chi ne approfitta, e non la madre”.