Sensibilizzare sui motivi che scatenano i disturbi alimentari per evitarli. Questo sembra essere l’imperativo da rispettare per tenere alla larga bulimia e anoressia. Su MarieClaire la storia di Lia raccolta in un libro di Laurie Anderson e le soluzioni per venire fuori dal tunnel.
Si può guarire? Sì e si può fare prevenzione? La risposta è sempre sì. Anoressia e bulimia nascono da problemi che una volta individuati e analizzati possono sempre trovare una soluzione.
Lia conta in modo ossessivo le calorie di tutto quel poco che mangia, ricorre ai lassativi anche e soprattutto quando non servono, si sfinisce di ginnastica e si riempie d’acqua per ingannare la bilancia quando i suoi genitori la pesano. Lia è la protagonista di un romanzo (Così leggere da bucare le nuvole di Laurie H. Anderson, Giunti, 2013, 6,90 euro, sopra un dettaglio della copertina), ma rappresenta tutte quelle persone, perlopiù donne e perlopiù giovani, che si trovano costrette e dovere fare i conti condisturbi alimentari come l’anoressia e la bulimia, diaboliche scappatoie scambiate per l’unico e il migliore modello di vita.
«Spesso si tratta di ragazze e ragazzi lasciati a loro stessi, non custoditi, anzi maltrattati molte volte da madri depresse. Oppure di individui vittime di abusi fisici o psicologici, o che non hanno elaborato un lutto o che hanno subìto un insano rapporto con i genitori o tra i genitori. Si parla molto più dell’anoressia, perché labulimia non si riconosce. Chi ne è affetto, e purtroppo capita anche a donne incinte, è come un tossicodipendente. La differenza è che, mentre il tossico deve andare a cercare la roba, il bulimico colma momentaneamente il suo vuoto con otto brioche che può trovare al supermercato sotto casa», racconta Fabiola De Clercq, fondatrice e presidente di ABA (numero verde 800 165 616) durante la presentazione del progetto