Si parla di trombosi venosa quando nelle vene si forma un trombo, cioè un coagulo di sangue che rende difficoltosa la circolazione. Si tratta di un disturbo diffuso e facilmente curabile a patto che se ne risconoscano fin da subito i sintomi. Se sottovalutata, infatti, la trombosi venosa può essere anche molto pericolosa per la salute.
Lidia Rota, responsabile del Centro di prevenzione cardiovascolare dell’Istituto Clinico Humanitas e presidente di ALT, Associazione per la Lotta alla Trombosi, parla di questa malattia sottolineando l’importanza di una pronta diagnosi.
La trombosi venosa è un problema molto diffuso, ma spesso non riconosciuto. Può essere diagnosticata e curata con molta facilità, ma perché questo avvenga deve essere individuata prontamente. Quando si parla di trombosi, di solito si pensa alle trombosi che riguardano le arterie e quindi a infarto e ictus. In realtà è possibile che anche nelle vene si formi un trombo, ossia un coagulo di sangue che occlude il vaso sanguigno bloccando la normale circolazione: in questo caso si parla di trombosi venosa, che colpisce generalmente le gambe o le braccia, o in casi più rari le vene profonde dell’addome. Quando interessa le vene profonde viene chiamata ‘trombosi venosa profonda (o TVP), quando colpisce le vene del circolo superficiale spesso viene chiamata flebite
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La trombosi venosa, se profonda, può anche diventare molto pericolosa:
La trombosi venosa profonda diventa particolarmente grave quando provoca embolia polmonare (nel 40% dei casi di TPV non diagnosticata e quindi non curata). Una parte del coagulo formatosi in una vena si stacca e raggiunge il cuore e da qui il polmone, bloccando in tutto o in parte la circolazione fino a causare un infarto polmonare, ossia la morte di una porzione del polmone, con importanti conseguenze respiratorie, talvolta anche fatali
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