L’eutanasia è, in Italia, uno dei temi più discussi. A parlare è Mina Welby, vedova di Piergiorgio che dieci anni fa – era il 2006 – aiutò il marito a morire e da allora si batte per una legge che possa garantire ai malati terminali la possibilità di poter disporre della loro esistenza. Mina Welby, 79 anni, è co-presidente dell’associazione Luca Coscioni.
In una intervista riportata da Repubblica, ecco alcune delle dichiarazioni rilasciate da Mina Welby in tema di eutanasia:
Penso che non si possa parlare di eutanasia per ragazzi con meno di 13 o forse 15 anni, a seconda della loro maturità. Devono comunque essere persone in grado di decidere, e a quell’età in genere lo sono. Il medico deve essere particolarmente preparato, per spiegare al ragazzo quello che sta accadendo e non creargli disagi o malesseri. Sono convinta che questi episodi avvengano anche in Italia, ma nel silenzio. Bambini che soffrono di malattie terribili vengono sedati e lasciati andare via senza soffrire. Ovviamente non sono mai decisioni prese nel giro di mezz’ora o senza valutare le alternative, ma meditate con coscienza
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Poi aggiunge:
Io non ho avuto bambini, ma immagino cosa voglia dire perdere un figlio. Ripensando a mia madre, credo che i genitori debbano essere così bravi da vivere la decisione insieme al loro ragazzo o ragazza. E da trasmettergli in ogni caso serenità
Dichiarazioni forti destinate a fare discutere ma la cosa non stupisce visto che il dibattito è accesissimo su questo tema. Eutanasia sì o no?