Al Regina Elena esperti a raccolta per un convegno importante: quello sulla salute dell’osso nel paziente oncologico. Tumori e ossa infatti sono strettamente collegati e il motivo è facilmente comprensibile: la malattia in sé e l’utilizzo di terapie antitumorali, come l’ormonoterapia e le chemioterapie, possono causare perdita di massa ossea, riduzione della resistenza e conseguente aumento di fratture sia nella donna che nell’uomo, anche in assenza di traumi.
E’ dunque importante cercare di intervenire in questo senso per salvaguardare la salute delle ossa nei pazienti affetti da tumore. Anche perché, secondo i dati ARTUM, si stima che nel 2016 in Italia verranno diagnosticati oltre 365.000 nuovi casi di tumore maligno. Insomma il cancro continua a essere una delle malattie più diffuse. Durante il convegno è intervenuta Marialuisa Appetecchia, Responsabile dell’Endocrinologia IRE, la quale ha cercato di spiegare la correlazione tra tumore e perdita di massa ossea.
► TUMORE AL SENO, L’EFFETTO JOLIE
La malattia neoplastica dipende dall’interazione tra cellula cancerosa e microambiente. Recenti studi hanno fornito nuove interpretazioni in tema di sopravvivenza, espansione, invasività e quiescenza della cellula neoplastica. Sopratutto per quanto riguarda il tumore del seno, è di osservazione clinica non rara la comparsa di metastasi osteo-midollari dopo decenni (5-25 anni) dalla diagnosi iniziale, il che fa pensare a una lunga sopravvivenza di cellule cancerose, di tipo staminale, disseminate in una fase precoce di malattia. Le cellule cancerose disseminate formano una nicchia osteo-midollare. Queste cellule tumorali “dormienti” godono di un vantaggio di sopravvivenza, essendo resistenti alle chemioterapie, efficaci limitatamente a un “target” di cellule proliferanti. Inoltre questa sorta di “nascondino” protegge le cellule neoplastiche anche dall’attivazione della risposta immunitaria
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