L’incidenza del cancro al colon-retto da decenni ormai ha assunto numeri assolutamente significativi nel mondo, ed in particolare negli stati occidentali con più alto indice di benessere. Basti pensare, ad esempio, che in Italia i tumori al colon-retto costituiscono la seconda causa di morte nell’uomo e la terza per la donna.
Con questa incidenza, la prevenzione non può che essere l’unico vero strumento efficace per invertire un trend certamente molto preoccupante. Infatti, da un recente raccolta di informazioni svolta dal sito internet specializzato per la colonscopia www.lacolonscopia.it (appartenente al portale eccellenzamedica.it, specializzato per la prenotazione online di prestazioni mediche) su alcuni studi condotti da alcuni autorevoli centri specializzati italiani per la lotta al cancro del colon-retto, nel 90% circa dei casi questo tipo di tumori è preceduto da una lesione benigna, chiamato polipo adenomatoso, la cui asportazione può ridurre sensibilmente la possibilità di sviluppare il cancro.
Resta inteso che non tutti i polipi tendono a degenerare in quanto, sempre secondo alcune delle stime sopra citate, circa il 25% degli adenomi ad alto rischio tendono poi a degenerare in tumore maligno attraverso una serie di passaggi intermedi.
Come si può prevenire il cancro al colon-retto?
La prevenzione è un’attività fondamentale che tutti dovrebbero svolgere al fine di limitare le possibilità di insorgenza di questa particolare patologia. La prevenzione si basa su due pilastri fondamentali: la prevenzione primaria e la prevenzione secondaria. Volendo tralasciare in questo contesto la prevenzione primaria, che riguarda sostanzialmente gli aspetti dell’alimentazione, del movimento fisico e in più in generale di uno stile di vita ottimale, è la prevenzione secondaria che merita in questo articolo particolare attenzione.
La prevenzione secondaria è quella che permette alla persona di svolgere una diagnosi quanto più precoce possibile, fornendo quindi più opportune di guarigione in caso di diagnosi di cancro al colon-retto. Sappiamo, innanzitutto, che sussistono fattori particolarmente favorevoli alla prevenzione secondaria: intanto lo sviluppo di un tumore di questo tipo è generalmente molto lento, fornendo quindi il tempo necessario per svolgere un’opportuna attività di prevenzione. Inoltre, tutti gli esperti concordano nell’affermare che un tumore al colon-retto di sviluppa quasi sempre da lesioni pre-cancerose, ovvero dai polipi intestinali.
Ed è proprio in questo contesto che la colonscopia la fa da padrone, in quanto è l’unico esame in grado di poter scovare, tramite visione diretta e con l’ausilio di fibre ottiche, la presenza di polipi intestali e di permetterne contestualmente la rimozione (fatto salvo per politi particolarmente grandi o difficili da rimuovere).
Le linee guida internazionali consigliano di sottoporsi ad una colonscopia dopo il compimento dei 50 anni di età e di ripeterla preferibilmente ogni 5 anni, al massimo ogni 10.
Cos’è una colonscopia e come viene eseguita?
La colonscopia è un esame medico eseguito tramite il supporto di una specifica sonda endoscopica a fibre ottiche, chiamata Colonscopio, collegata ad un sistema di elaborazione che permette all’operatore una visione nitida e ad alta definizione del contenuto del colon. La sonda è dotata di sistemi che permettono l’introduzione di liquidi o gas necessari (es.insufflazione di aria) per garantire una corretta visione dell’interno del colon, oltre che l’inserimento di piccole pinze chirurgiche.
Il paziente verrà fatto sdraiare sul fianco sinistro, la sonda verrà inserita delicatamente nell’ano del paziente per poi essere condotta per tutto il percorso del colon, fino al cieco. Nel corso dell’ispezione, l’operatore avrà l’opportunità non solo di visionare le pareti intestinali ma anche, se necessario, di estrarre polipi o prelevare frammenti di tessuto per eseguire delle successive analisi di laboratorio (biopsia).
La sonda endoscopica, per esplorare il colon fino in fondo, dev’essere spinta. Questa manovra può provocare dolore o fastidio. Per questa motivazione, spesso, la maggior parte delle Colonscopie vengono effettuate con l’ausilio della sedazione.
Al termine dell’esame, lo specialista consegnerà un referto dettagliato corredato anche di fotografie a colori, specificando cosa è stato trovato durante l’esame e quali sono state le procedure operative eventualmente compiute.