Il sonnambulismo fa parte delle cosiddette parasonnie, una categoria di disturbi del sonno che include tra gli altri l’incubo, il “pavor nocturnus” e la sindrome da gambe senza riposo. Colpisce più spesso i bambini, in particolare i maschietti tra i 5 e i 12 anni, e molto più raramente gli adulti per i quali però rappresenta di solito un disturbo più serio. Quasi sempre il sonnambulismo tende a risolversi con la crescita senza bisogno di ricorrere ad alcun trattamento o comportare alcuna conseguenza per il piccolo.
Le cause del sonnambulismo rimangono per lo più sconosciute pur essendo stata evidenziata l’elevata ereditarietà del disturbo: sembra infatti che, se uno dei genitori ne soffre, le probabilità che anche il figlio sia sonnambulo corrispondano a circa il 45 per cento, mentre se ne soffrono entrambi, tale percentuale raggiungerebbe il 60 per cento.
Al di là di questo aspetto, tra le ipotesi più fondate rientra quella che collega il sonnambulismo a un disturbo dei meccanismi della soglia del risveglio: in pratica esso sarebbe associato a una difficoltà di coordinate i centri nervosi che regolano il passaggio dal sono alla veglia.
Gli episodi di sonnambulismo si verificano nella fase del sonno in cui non si sogna, ovvero in quella definita non Rem, per distinguerla appunto dalla fase Rem (dall’acronimo inglese Rapid eye movement, riferito al movimento oculare che si registra mentre esso è in corso) in cui il cervello è attivo e produce sogni. Questo significa che le azioni svolte dal piccolo sonnambulo non vanno associate ai sogni: mentre si sogna, e quindi mentre è in corso la fase Rem del sonno, si verifica invece un blocco completo dell’attività motoria che impedisce di mettere in atto quello che si sta sognando.
Trattandosi di un disturbo comune nei bambini destinato per lo più a risolversi con la crescita, il sonnambulismo non dovrebbe allarmare troppo i genitori. È importante, comunque, informare subito il pediatra e tenerlo aggiornato su frequenza, intensità, persistenza degli episodi: solo nel caso il medico dovesse ritenere la situazione seria prescriverà una visita specialistica. Anche in questi casi, del resto, sarebbe meglio evitare il ricorso a farmaci che abitualmente vengono prescritti agli adulti (per lo più antidepressivi che intervengono sui meccanismi di risveglio).
Nel caso il piccolo evidenzi sonnambulismo mamma e papà dovrebbero organizzare la cameretta in modo da evitare possibili incidenti: sarebbe utile bloccare porte e finestre e porre cancelletti all’imbocco delle scale. È molto importante anche che i genitori non sveglino il piccolo mentre è in corso l’episodio. L’ideale sarebbe riaccompagnarlo nel lettino dolcemente ma, nel caso opponga resistenza, è meglio fargli fare prima qualche passo nella stanza e poi ritentare.