Secondo un recente studio, in Italia sono 10 milioni le persone ipertese, circa il 20% degli adulti e il 35% degli anziani. Ma solo poco più della metà sa di esserlo e, tra gli informati, solo la metà assume una terapia. Proprio la protezione cardiovascolare ed il controllo della pressione sono stati i temi al centro di un convegno intitolato “Protezione cardiovascolare globale: un problema clinico, culturale e sociale. Nuove acquisizioni ed implicazioni cliniche” svoltosi al Pathè Lingotto il 2 e 3 aprile. I risultati del convegno sono stati allarmanti: in media il 33% degli uomini italiani soffre di ipertensione arteriosa. Di questi il 50% non è sottoposto ad alcun trattamento farmacologico e il 22% non è trattato in modo adeguato, vale a dire che il valore della pressione arteriosa continua a rimanere superiore a 140/90 mmHg. Tra le donne la situazione non cambia: in media il 31% soffre di ipertensione arteriosa. Di queste il 34% non è sottoposto ad alcun trattamento e il 27% non è trattato in modo adeguato.
Cerchiamo allora di orientarci meglio…
IPERTENSIONE: COS’E’?
L’ ipertensione arteriosa è un aumento a carattere stabile della pressione arteriosa nella circolazione sistemica. Per pressione massima si intende la pressione sistolica, cioè quella sviluppata durante le sistole cardiaca, mentre per pressione minima si intende la pressione diastolica, cioè quella sviluppata durante la diastole cardiaca.
In base alle ultime linee guida dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità si parla di:
massima (mmHg) minima (mmHg)
Pressione ottimale <120 <80
Pressione normale <130 <85
Pressione normale alta 130-139 85-89
Ipertensione lieve 140-159 90-99
Ipertensione moderata 160-179 100-109
Ipertensione grave >180 >110
Ipertensione sistolica isolata >140 <90
inoltre associando a questa categoria di fattori di rischio:
ipertensione lieve ipertensione moderata ipertensione severa
No altri fattori di rischio Basso rischio Rischio medio Rischio alto
1-2 fattori di rischio Rischio medio Rischio medio Rischio altissimo
3 o + fattori di rischio o diabete Rischio alto Rischio alto Rischio altissimo
Condizioni cliniche associate Rischio altissimo Rischio altissimo Rischio altissimo
La valutazione deve essere fatta tenendo conto dell’ età del soggetto, poiché la pressione arteriosa tende a crescere con l’ età: nei pazienti anziani viene considerata normale una pressione sistolica di 140/150 mmHg.
Quando l’ aumento è a carattere instabile o momentaneo si parla di semplice reazione pressoria.
Ci sono due forme di ipertensione arteriosa:
– ipertensione essenziale, primitiva o idiopatica: non si riconosce una causa specifica del rialzo pressorio, per cui la terapia sarà solo sintomatica
– ipertensione secondaria: se la causa può essere trattata e risolta, si induce anche la risoluzione dell’ ipertensione
EFFETTI DELL’ IPERTENSIONE
L’ ipertenzione ha effetti sul cuore, sul sistema nervoso centrale (mal di testa, vertigini, sincope), sulla retina, sui reni, sui vasi arteriosi.
Su scala planetaria, l’ ipertensione risulta la terza causa di inabilità dopo la malnutrizione e il tabagismo, e precede in tale classifica la penuria di risorse idriche e la sedentarietà.
PREVENZIONE IPERTENSIONE
L’ ipertensione arteriosa, soprattutto nelle fasi iniziali, non produce dei sintomi caratteristici e facilmente riconoscibili: l’ unico modo per scoprire di essere ipertesi è quello di controllare costantemente la pressione. Per un adulto sano e senza altri disturbi associati, un controllo annuale è sufficiente.
“Meno di un terzo degli italiani affetti da ipertensione arteriosa ha valori di pressione ritenuti soddisfacenti – osserva il Prof. Veglio, Direttore della S.C.U. Medicina Interna 4 e Centro Ipertensione Arteriosa, Azienda Sanitaria Ospedaliera San Giovanni Battista di Torino – Questi dati indicano chiaramente come un periodico controllo della pressione arteriosa sia quanto mai consigliabile, anche per soggetti giovani e sani. Tutto ciò anche considerando la coesistenza nel soggetto di fattori di rischio aggiuntivi quali l’età, la presenza di diabete mellito e la familiarità per malattie cardiovascolari, ma anche fattori modificabili quali l’ obesità, l’ alimentazione non equilibrata, il fumo, la sedentarietà, l’ ipercolesterolemia – conclude – E’ importante spiegare al paziente che se, oltre ad essere iperteso, è anche portatore di uno o più dei fattori di rischio elencati, il rischio di incorrere in una malattia invalidante aumenta“.
CURA IPERTENSIONE
“Dei 10 milioni di persone che si stima nel mondo sopravvivano a ictus ogni anno, più di 5 milioni restano invalidi gravando su famiglie e comunità con considerevole dispendio di risorse economiche – sottolinea Veglio – E’ sempre più evidente, dunque, la necessità di intervenire, laddove possibile, con terapie innovative la cui maggiore efficacia e tollerabilità è dimostrata da studi internazionale altamente scientifici.”
A questo proposito, sottolinea una nota, lo studio “ONTARGET” (ONgoing Telmisartan Alone and in combination with Ramipril Global Endpoint Trial), che ha coinvolto circa 26.000 pazienti, durato 6 anni, ha dimostrato l’ efficacia di una nuova molecola, telmisartan, paragonabile a quella della terapia ad oggi più utilizzata in pazienti a rischio cardiovascolare, ramipril, ma con una maggiore tollerabilità, rappresentando a tutti gli effetti una soluzione farmacologica efficace per trattare i pazienti ipertesi ad alto rischio cardiovascolare. Si tratta di coloro che sono gia’ stati colpiti da un infarto, un ictus o soffrono di patologie come il diabete ed hanno elevate probabilità di andare incontro ad un nuovo evento cardiaco, circa il 4% dei casi ogni anno.